Institute for Research on Innovation and Services for Development

Resilience - Innovation - Sustainable Development Transparency – Organization – Meritocracy

L’articolo, dal titolo “The evolution of Covid-19 in Italy after the spring of 2020: an unpredicted summer respite followed by a second wave”, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, nasce dalla collaorazione tra il ricercatore Antonio Coviello e dell’associato Renato Somma del CNR-IRISS con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), la Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli, il Dipartimento Ambiente della Regione Puglia e New York University, ed è firmato anche da Giuseppe De Natale, Vito Marchitelli, Lorenzo De Natale, Claudia Troise, Karen Holmberg.

Il lavoro dimostra per la prima volta, in maniera quantitativa, che esiste un effetto stagionale estremamente significativo nella diffusione e gravità del Covid-19 in Italia.

Dopo i drammatici picchi di contagio e decessi dei mesi iniziali dell’epidemia, a partire da maggio il decorso della malattia è stato estremamente più mite.

Questa osservazione, che insieme al calo drastico dei contagi nei mesi estivi di giugno e luglio ha dato adito ad accese dispute tra chi sosteneva la necessità di mantenere alto il livello di precauzione e chi, al contrario, sosteneva il depotenziamento del virus, è stata per la prima volta quantificata statisticamente a livello nazionale. Lo studio ha analizzato in maniera sistematica, da aprile ad agosto 2020, il rapporto tra terapie intensive e casi attivi e quello tra decessi e casi attivi. Due indicatori estremamente significativi nello studio dell’aggressività della malattia. Entrambi questi rapporti, massimi all’inizio di aprile, calano bruscamente a partire da maggio e, all’inizio di agosto, raggiungono valori quasi 20 volte minori rispetto ad aprile.

Questi rapporti, sebbene siano influenzati dal continuo aumento dei tamponi, a un’analisi statistica accurata risultano comunque significativamente minori nei mesi estivi in cui, oltre a essere drasticamente diminuiti i contagi, anche il decorso della malattia è stato molto più mite”, prosegue Somma. “Questo effetto è in totale contrapposizione con quanto prevedevano, a maggio, i maggiori gruppi internazionali di epidemiologia, che arrivavano ad ipotizzare migliaia di decessi giornalieri ed oltre 150.000 pazienti bisognosi di terapie intensive entro luglio, dopo le riaperture totali effettuate in Italia dall’inizio di giugno.

L’effetto estivo è attribuito, nello studio, a due fattori fondamentali: l’effetto fortemente sterilizzante dei raggi solari ultravioletti sul virus e la nota stagionalità della risposta immunitaria, che in estate è più efficace e meno infiammatoria. Nella fase grave, il Covid-19 si comporta essenzialmente come una malattia auto-immune, in cui i danni maggiori agli organi bersaglio, in primis i polmoni, sono generati dalla risposta fortemente infiammatoria del sistema immunitario detta tempesta di citochine”, spiega Lorenzo De Natale, Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli. La marcata stagionalità del Covid-19, dimostrata per l’Italia, sembra ben riprodotta da tutti gli altri paesi europei, e potrebbe spiegare la bassissima letalità riscontrata in paesi caldi e soleggiati, anche in presenza di condizioni igieniche e sistemi sanitari molto più degradati che nei paesi Nord-Occidentali.

Infine, il lavoro analizza i trend di contagi in Italia nel periodo da fine agosto a fine ottobre, confermando l’effetto di mitigazione estivo con l’osservazione che da settembre, assieme a una impennata dei contagi, sono risaliti anche i rapporti tra terapie intensive e casi attivi e tra decessi e casi attivi nonostante il numero di tamponi costantemente in crescita, conclude Coviello, mostrando che l’impennata di contagi in atto da fine settembre, se non mitigata da ulteriori ed opportune misure di contenimento, porterebbe entro la fine dell’anno al collasso totale delle strutture sanitarie, con incrementi dei pazienti Covid in terapia intensiva a fine dicembre da circa 600 al giorno (nella migliore delle ipotesi) a circa 5000 (in quella peggiore).

December 9th, 2020

Comunità che bloccano, potenziano o che riconoscono l’azione individuale. Dal Valore-Utilità al Valore-Identità per una nuova microeconomia di comunità.

Con il termine Comunità si usa, in genere, riferirsi a diverse forme di vita associativa, dalle primordiali aggregazioni sociali, che sorgevano attorno a tratti caratteristici, usi e culture di un certo territorio, fino ai casi di condivisione via web di pratiche e conoscenze acquisite o anche di interessi specifici. Elementi di distinzione, tra i più ricorrenti nella letteratura contemporanea, si rifanno, quindi, alla natura dei legami che intercorrono tra le persone che ne prendono parte. Legami diretti o indiretti, incluso quelli uni o bi-direzionali, ovvero che descrivono flussi di comunicazione che vadano unicamente da un soggetto ad un altro oppure che attendano ad una risposta, un feedback per indirizzare una decisione partecipata. Ne risulta, quindi, possibile l’immediata associazione al concetto di rete, laddove ciò che conta non è solo il numero dei nodi e la natura dei legami, dato comunque utile a visualizzarne la morfologia, ma anche se ci siano dei patti, degli accordi, pregressi, che ne stabiliscano modalità di gestione e di condotta, laddove una delle condizioni fondanti sta nel definire le regole di accesso. Ad ogni modo, si tratterà di legami sempre escludibili tra loro. E ciò per dire che qualsiasi comunità, per quanto ‘aperta’ richiede l’assunzione di un costo all’accesso, sia esso espresso in termini pecuniari o solo emozionali o cognitivi (Farole, Rodriquez-Pose, Storper, 2011).

La microeconomia di comunità, tradizionalmente, focalizza l’attenzione all’analisi delle dinamiche alla base della scelta di adesione del singolo al gruppo. Con ciò, ha generato categorie diverse di Comunità a seconda che le si considerasse di natura associativa (à la Putnam) o basate su specifici interessi e convenienze (à la Olson). Infatti, si attribuivano al termine Comunità accezioni positive, derivanti, appunto, dall’idea che i legami sociali, basati sulla fiducia, avessero effetti positivi sulla società e sullo sviluppo economico o, al contrario, negative, o anche ostacolanti, limitanti la crescita dell’economia. In quest’ultima situazione, si argomentano i diversi motivi per i quali la vita collettiva frustri il soddisfacimento delle preferenze individuali. Per esempio, perché è impossibile aggregare i pareri dei singoli individui; o anche perché è inevitabile che la leadership incorra in problemi di rappresentatività (principale-agente); o, ancora, perché i gruppi creano dinamiche di tipo insider-outsider, che impediscono la mobilità dei fattori produttivi che è necessaria alla crescita economica di lungo periodo. In quest’ambito, va inserito tra gli altri, l’importante contributo di Olson, (1965), che sosterrà che tutte le aggregazioni sociali, partendo da quelle informali e fino ai gruppi organizzati, sono affette da vizi di ricerca della convenienza (rent-seeking), che limitano la crescita.

Le teorie di stampo behaviorista, più di recente, giungono ad evidenziare per le comunità un ruolo positivo ovvero di meccanismo di potenziamento dell’azione individuale. L’analisi, in quest’ambito, è costruita su ipotesi di partenza diverse ove l’idea che il singolo individuo pensi unicamente a massimizzare la propria utilità viene sostituita con la considerazione che lo stesso, invece, dia maggior peso alla costruzione-affermazione della propria identità. Così, uno dei maggiori vantaggi derivanti dall’azione di comunità è legato alla possibilità di innescare processi di emersione delle preferenze. In particolare, l’effetto – si dice – possa scaturire dalla possibilità di aderire ‘liberamente’ ovvero di scegliere, di optare per la partecipazione in specifici processi. Ciò rende l’attore più consapevole di ciò che egli stesso effettivamente desidera. Quando conosciamo le nostre preferenze, siamo anche disposti a mobilitare tutti i nostri sforzi per cercare di soddisfarle. Ciò favorisce la crescita e l’efficienza (cfr. Bowles, 1998). Questa opinione, è facile immaginare, sarà alla base di ulteriori interessanti implicazioni in materia di costi di coordinamento.

Inoltre, alla tradizionale convinzione che pone in conflitto la scoperta delle proprie preferenze con l’appartenenza ad una comunità, questi autori oppongono la convinzione che il conflitto stesso possa ritenersi superato allorquando le preferenze siano intrinsecamente correlate tra loro (cfr. Alesina, Fuchs-Schündeln, 2007). Non a caso, il principale collante che tiene insieme queste aggregazioni sociali, rappresentato dalla forte prossimità motivazionale tra gli attori, è, allo stesso tempo, l’elemento che ne consente la libera adesione. Le comunità di questo genere sono anche spazi di sperimentazione, che facilitano le relazioni sociali attraverso attività laboratoriali aperte ad accogliere l’errore (Vittoria, Napolitano, 2017). Per quanto sia utile fare ulteriori categorizzazioni del concetto di Comunità, diversi autori hanno proposto e discusso la nozione di Epistemic Communities, in quanto attori capaci di performare un learning esplorativo (Haas, 1992; Cowan, David, Foray, 2000; Cohendet, 2005). In quest’ambito, trova spazio la ricerca su come i leader e i gruppi riescono a formare le loro opinioni e punti di vista sul cambiamento economico (Storper et al., 2015).

Ad un livello più operativo, ovvero dell’azione tesa a perseguire le proprie preferenze, le comunità facilitano la traduzione delle idee in processi di produzione.

Sempre a tale livello, ovvero quello dell’agire, le comunità sono state viste come ambiti di mediazione di scambi interpersonali. Questo tipo di attività incrocia sovente l’opportunità di ridurre i costi. In particolare, quei costi che si sostengono per l’acquisizione delle informazioni, così come per garantire dell’affidabilità delle informazioni stesse. L’adesione alle comunità, quindi, può assistere a queste forme di transazione, attraverso l’effetto reputazione, la capacità di una comunicazione immediata e sintetica (signalling), oppure quella di indirizzare e filtrare flussi informativi. Infine, l’azione di comunità può essere anche facilitata allorché la comunità stessa sia capace di effettuare scambi di conoscenze e informazioni attraverso il web. In questi casi, si verifica di frequente ciò che Granovetter (1973) chiamò ‘la forza dei legami deboli’.

Infine ci sarebbe il passaggio finale, ovvero quello che, seguendo le fasi del riconoscimento di sé e delle proprie preferenze, poi quello del metterle insieme e di favorirne la composizione di scelte-azioni collettive, corrisponderebbe all’ottenimento dei risultati in tali contesti. Naturalmente, qualsiasi contributo all’efficienza economica scaturente dalla possibilità di aiutare gli individui a scoprire le loro preferenze, andrebbe poi bilanciato con i costi per l’assunzione delle scelte conseguenti. Si tratta quindi dei costi che, la dottrina indica, possono derivare dalle dinamiche principale-agente. Laddove i principals sono costretti a combinare, aggregare le loro preferenze con quelle degli altri, a loro volta possibilmente diverse, e trovare un agente che le rappresenti. La letteratura offre diverse ipotesi per l’analisi, connesse per esempio all’ampiezza dei gruppi, ma anche alla natura delle preferenze. Qui, inoltre, si contende la necessità di estendere le ricerche per sapere di più su quali tipologie di preferenze si tratti, e sulla loro soglia minima necessaria per l’aggregazione.

Infine, segnaliamo che ulteriore attenzione è rivolta in dottrina al fatto che l’adesione ad una comunità può, inoltre, facilitare l’espressione delle preferenze anche attraverso la capacità intrinseca di dar loro voce (cfr. Sen, 2004; Appiah, 2011).

Risorse

December 9th, 2020

La collaborazione del CNR-IRISS con l’Università degli studi di Roma UNITELMA La Sapienza, in linea con la mission dell’istituto, è da anni vocata all’implementazione di attività di studio sull’innovazione e servizi nell’ottica dello sviluppo della competitività internazionale di imprese e territori.

Il prodotto scientifico è frutto della sinergica attività degli studiosi di entrambi gli enti; in particolare, hanno curato il volume in qualità di editors Giovanni Di Trapani ricercatore del CNR-IRISS, Letizia Lo Presti, Giulio Maggiore e Pasquale Sarnacchiaro affiliati dell’Università degli studi di Roma tutti afferenti al Dipartimento di Diritto ed Economia.

Il volume, Book of Proceedings della IV Conferenza Internazionale sul Tourism Dynamics and Trends (ICTDT2019) tenutasi a Roma dal 22 al 24 ottobre 2019, presenta un approfondimento sull’impatto delle trasformazioni digitali e sugli sviluppi economici e sociali nel settore dell’ospitalità e del turismo. Il prodotto offre un’ampia panoramica sulle dinamiche e sulle tendenze del turismo; gli editors hanno, difatti, prodotto un vero e proprio focus sul fenomeno turistico caratterizzando il volume su tematiche interdisciplinari e concentrandosi sugli argomenti correlati ai più recenti progressi nel settore del turismo. I differenti argomenti trattati spaziano così dalla gestione alla sostenibilità passando per l’analisi dell’impatto economico e sociale del turismo dando ampio risalto anche al tema della digital distruption ed ai social media.

La conferenza è stata organizzata da: Università di Akdeniz (Turchia), Università di Siviglia (Spagna), Università del Sannio (Italia), Università di Swansea (Regno Unito) e Università di Roma Unitelma La Sapienza (Italia). Le confereesprovenivano dalla parte occidentale, centrale e orientale del continente europeo. I partecipanti internazionali hanno rappresentato paesi come Turchia, Regno Unito, Grecia, Portogallo, Spagna, Austria, Olanda, Ungheria e Romania. I partecipanti alla conferenza hanno presentato documenti che riflettono i recenti progressi nel campo dell’impatto delle trasformazioni digitali sugli sviluppi economici e sociali nel settore dell’ospitalità e del turismo. L’ICTDT2019 è stato organizzato per offrire una panoramica delle dinamiche e delle tendenze del turismo con l’obiettivo di promuovere una rete di ricercatori ed esperti che vogliano condividere le loro visioni di ricerca e diffondere le loro conoscenze.

Il convegno è stato organizzato in nove sessioni: Sostenibilità e turismo; Social media e turismo; Comportamento dei consumatori e turismo; Gestione e turismo; Innovazione e destinazione turistica; Benessere e turismo; Sviluppo del turismo e sostenibilità; Turismo e impatto economico e sociale.

In questo libro il lettore troverà una selezione dei lavori presentati durante le sessioni della Conferenza.

Gli autori, in generale, sottolineano la necessità di una migliore comunicazione del rischio attraverso vari canali d’informazione per responsabilizzare i fornitori in prima linea in modo che possano fornire servizi sanitari adeguati e promuovere viaggi sicuri e salutari.

Nello specifico, K. Antonopoulos, V. Plaka, C. Skanavis e V. Vitalis utilizzano il caso studio dell’isola di Skyros per analizzare il profilo dei turisti e le loro caratteristiche prima, durante e dopo il loro arrivo nella destinazione turistica. Inoltre, il documento cerca di valutare gli aspetti vitali e unici del rapporto tra il turismo e lo sviluppo sostenibile dell’isola di Skyros. M. Brogna e V. Cocco affrontano il tema dell’utilizzo dei social media nel turismo, focalizzando la loro attenzione sul caso studio di Instagram. Gli autori indagano il ruolo dei social network nell’esperienza pre/post viaggio. M. D’Arco, V. Marino e R. Resciniti mostrano l’importanza del Momento Zero della Verità (ZMOT) nella fase di pre-acquisto del ’viaggio’. Gli autori trovano che la ZMOT per i prodotti e i servizi turistici avviene attraverso una varietà di punti di contatto (ad esempio, i motori di ricerca e i social media).

D. Navarro e G. Rodriguez offrono consigli teorici e linee guida pratiche che una struttura ricettiva a basso costo può seguire per migliorare le loro prestazioni sui Social Media.

L. Lo Presti, G. Maggiore e M. Mattana si occupano dei comportamenti turistici nelle destinazioni eco-turistiche. Sono illustrate le testimonianze delle esperienze dei clienti eco-kibbutz. Gli autori propongono approcci turistici per la scelta di destinazioni sostenibili. I risultati possono offrire spunti per l’ospitalità e i fornitori di servizi turistici su come migliorare l’esperienza del cliente, destinando investimenti in modo da soddisfare il crescente numero di eco-turisti durante l’intero viaggio del cliente. V. Alfano, E. De Simone, M. D’Uva e G. L. Gaeta dimostrano che l’esposizione ai programmi televisivi ha avuto un impatto sulle abitudini dei consumatori. I risultati suggeriscono che il turismo gastronomico aumenta mentre il programma è in onda. G. Di Trapani parla di E-assicurazione: una componente esperienziale e innovativa del viaggio turistico.  L. Battaglia, E. Cedrola e V. Danneo propongono una programmazione turistica per un sistema turistico intelligente in Calabria. R. Mihailescu si occupa dell’impatto dello sviluppo turistico e delle sue conseguenze sulla biodiversità. L’autore illustra i risultati preliminari con il caso di studio dell’estuario del fiume Nahoon nell’East London. L’autore ritiene che sia gli abitanti del luogo che i visitatori dell’estuario di Nahoon attribuiscano grande importanza al miglioramento dei fattori che contribuiscono ad aumentare il suo potenziale ricreativo. F. Baglioni, F. Cappelloni e S. Staffieri discutono le abitudini dei mototuristi dimostrando che la moto-aggregazione e il moto-turismo potrebbero essere opportunità per rilanciare i territori rurali in modo sostenibile.

P. Pavone offre un’analisi delle dinamiche e delle prospettive nell’era digitale per gli alberghi italiani. Gli autori dimostrano che nell’era digitale l’industria alberghiera italiana ha tutte le potenzialità per essere più competitiva. Anche C. Costa. e R. Costa offrono il punto di vista di un’azienda e analizzano come le dinamiche di investimento delle piccole e micro imprese del settore turistico possano contribuire alla creazione di un settore di business forte e dinamico che contribuisca a qualificare e migliorare le destinazioni. Infine, G. Migliaccio fornisce un excursus del turismo accessibile in Italia. L’autore presenta anche alcune iniziative italiane per la popolazione disabile e si concentra sul contributo attuale e potenziale dell’ICT e della realtà digitale basata sulla diffusione di informazioni su Internet.

Risorse

December 9th, 2020

La trasparenza dell’azione di governo è un principio comune all’interno dei sistemi giuridici democratici. Negli ultimi decenni, esso è emerso come un principio fondamentale della governance democratica, essenziale per promuovere lo stato di diritto, consentire la partecipazione del pubblico ai processi decisionali, combattere la corruzione e migliorare i risultati dello sviluppo. Tuttavia, il concetto di trasparenza è complesso e dinamico; esso evolve costantemente in seguito agli sviluppi politici, sociali e tecnologici e si riflette in una varietà di norme, procedure e strumenti di attuazione.

In questo contesto, l’accesso alle informazioni detenute dalle autorità pubbliche ha assunto un ruolo di primaria importanza: esso è al centro di intense dinamiche evolutive nell’ordinamento giuridico internazionale, ma anche al centro del dibattito politico e mediatico che circonda la crisi di legittimazione che le istituzioni pubbliche stanno vivendo ai diversi livelli di governo. Crisi accentuata e resa ancor più evidente dalla recente pandemia di Covid 19.

Nella prassi internazionale, l’accesso del pubblico alle informazioni governative è emerso, da un lato, coma uno strumento per promuovere la governance democratica e migliorare i risultati di sviluppo, dall’altro, come un autonomo diritto umano, essenziale per chiamare i governi a rispondere del loro operato e per rendere effettivi altri diritti (‘rights multiplier’).

Il diritto del pubblico (individui e persone giuridiche e loro gruppi o associazioni) di accedere alle informazioni detenute dalle autorità pubbliche è scaturito dalla ‘dimensione sociale’ del diritto alla libertà di espressione, e si affermato come “un requisito essenziale per l’esercizio della democrazia” (Corte Interamericana per i diritti umani). Esso è espressione delle nuove dinamiche e dei nuovi attori della cd. società dell’informazione, che richiedono e implicano una diversa relazione tra governo e società civile.

Nel corso del seminario, la dott.ssa Rossi ha delineato l’evoluzione del diritto di accesso all’informazione governativa nella prassi internazionale in materia di diritti dell’uomo, al fine di individuare le dinamiche evolutive in atto e le questioni giuridiche emergenti. Un’attenzione particolare è stata dedicata al contesto europeo, in particolare alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e all’Unione europea. Alla luce di tale analisi, è stato, poi, analizzato il quadro normativo italiano, con particolare riferimento al D.Lgs. n. 97/2016, (cd. ‘Freedom of Information Act italiano’), al fine di valutare i risultati e i limiti delle normative vigenti e di esaminare se e in quale misura esse garantiscono un diritto di accesso alle informazioni in possesso delle autorità pubbliche in linea con gli standard internazionali.

Il Seminario, introdotto dal Prof. Roberto Virzo, si è svolto in via telematica presso l’Aula virtuale Magna dell’Università LUISS, con la partecipazione degli studenti dei corsi di diritto internazionale del Prof. Fulvio Maria Palombino e del Prof. Roberto Virzo.

December 9th, 2020

Il 29 aprile 2020, nell’ambito di un ‘high level meeting’ del Gruppo di lavoro del Parlamento europeo su Responsible Business Conduct, il Commissario europeo della Giustizia, Didier Reynders, ha annunciato l’avvio di un’iniziativa da parte della Commissione europea destinata ad introdurre una legislazione ad hoc in materia di obblighi di due diligence in materia di diritti umani per le aziende europee.

L’azione della Commissione europea evidenzia la necessità di una legislazione vincolante a livello europeo e che contribuisca ad assicurare l’accesso effettivo ai rimedi per le vittime, individui, comunità ecc., e renda effettiva la responsabilità per le violazioni dei diritti umani che avvengono nell’ambito delle attività delle imprese. La proposta, che si basa su una serie di strumenti internazionali, in particolare i Principi guida ONU su imprese e diritti umani del 2011 e le linee guida dell’OCSE su due diligence e condotta d’impresa responsabile del 2018, parte dalla constatazione del fallimento delle tradizionali misure volontarie, che non sono riuscite a cambiare significativamente il modo in cui le imprese gestiscono il loro impatto sociale, ambientale e non sono state in grado di fornire alcun adeguato rimedio all’impatto negativo sui diritti umani derivante dalle loro attività di business.

Una bozza di strumento legislativo è stata preparata dal Rapporteur del Comitato Affari Legali del Parlamento europeo, l’eurodeputata Lara Wolters, e resa pubblica l’11 settembre 2020 (v. Progetto di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio su Corporate Due Diligence and Corporate Accountability).

La bozza evidenzia le difficoltà che sussistono nel conciliare la molteplicità di interessi in gioco e come sia importante trovare il giusto livello di regolamentazione per ogni impresa e fattispecie. Uno dei punti più problematici, in effetti, è che la futura normativa, infatti, non dovrà essere troppo debole perché altrimenti correrebbe il rischio essere inefficace dal punto di vista della protezione dei diritti umani, ma neanche troppo rigida perché altrimenti potrebbe comportare il ritiro delle imprese da determinati mercati, provocando altre tipologie di conseguenze negative di tipo economico e sociale.

Allo stato attuale, la forma giuridica prescelta per il futuro strumento legislativo, è quello di una direttiva. Ciò comporta, a differenza dall’adozione di un regolamento, una armonizzazione minima a livello europeo in tema di due diligence e diritti umani da parte delle imprese, e cioè la definizione di obiettivi che tutti i Paesi UE devono realizzare, lasciando poi agli Stati membri, e al loro margine di discrezionalità, l’individuazione delle modalità più opportune per raggiungere gli obiettivi della direttiva.

Per quanto riguarda il campo di applicazione, definito all’articolo 2 del progetto di direttiva, essa dovrebbe applicarsi a tutte le imprese soggette al diritto di uno Stato membro o stabilite nel territorio dell’UE e, inoltre, alle imprese soggette al diritto di uno Stato non membro e a quelle imprese non stabilite nel territorio dell’UE, ma che operino nel mercato interno europeo. La disposizione riflette evidentemente la volontà che qualsiasi futura normativa UE in materia di due diligence riguardi tutti i tipi di imprese, comprese quelle che forniscono prodotti e servizi finanziari, indipendentemente dalle loro dimensioni, dal settore o dall’attività, e indipendentemente dal fatto che esse siano di proprietà pubblica o controllate (cfr. il considerando 5). La bozza, tuttavia, non definisce la nozione di “impresa” (nel testo ‘undertakings’), lasciando quindi tale definizione al margine di apprezzamento degli Stati membri, con il rischio di compromettere gli obiettivi di armonizzazione e di certezza del diritto. È altresì interessante il fatto che la bozza di direttiva faccia riferimento alla catena del valore (la cd. ‘value chain’) anziché alla catena di fornitura (la cd. ‘supply chain’) di un’impresa con la conseguenza di estendere l’applicazione delle sue disposizioni ad un gruppo di imprese più ampio di quello che sarebbe interessato dalla nozione di catena di fornitura.

La disposizione chiave della bozza di direttiva è ovviamente l’art. 4 che introduce l’obbligo per gli Stati membri di adottare norme necessarie ad assicurare che le imprese pongano in essere processi di due diligence previsti dalla proposta di direttiva del Parlamento europeo. Tali obblighi includono l’individuazione e la valutazione di qualsiasi rischio relativo ai diritti umani e l’ambiente: a tal fine l’art. 3 definisce il ‘rischio’ come l’impatto negativo sui diritti umani, potenziale o effettivo su individui, gruppi di individui e altre organizzazioni. Se l’impresa identifica dei rischi, essa è tenuta a stabilire una strategia di due diligence volta a: definire i rischi individuati e il loro livello di gravità e di urgenza; divulgare pubblicamente le informazioni dettagliate relative alla catena del valore dell’impresa, compresi nomi, sedi e altre informazioni pertinenti riguardanti le filiali, i fornitori e i partner commerciali; indicare le misure per porre fine, prevenire o mitigare i rischi identificati; stabilire le priorità di azione nel caso in cui l’impresa non sia in grado di affrontare tutti i rischi simultaneamente; e specificare la metodologia utilizzata per la definizione della strategia di due diligence, comprese le informazioni sulle parti interessate consultate durante l’intero processo.

L’art. 9 della bozza di direttiva richiede che gli Stati stabiliscano i meccanismi di rimedio necessari per dare la possibilità a tutti i soggetti interessati di far valere eventuali violazioni dei diritti umani che avvengono nell’ambito delle operazioni economiche delle imprese. Tali meccanismi devono rispettare i requisiti fissati dal Principio 31 dei Principi Guida ONU. L’art. 19 disciplina le forme di responsabilità e sancisce che gli Stati fissino sanzioni effettive proporzionate e dissuasive nel caso di violazione delle norme nazionali di trasposizione della futura direttiva. Un aspetto importante riguarda il tema della responsabilità civile, rispetto al quale la bozza di direttiva non dice molto, limitandosi ad affermare all’art. 20, che un’impresa che abbia agito con la dovuta diligenza in conformità a tale direttiva, non esonera la stessa da qualsiasi responsabilità civile che possa incorrere in base al diritto nazionale.

In conclusione, la pubblicazione il progetto di direttiva segna un importante passo in avanti dell’azione Europea in materia di sviluppo sostenibile. Non mancano ovviamente alcune criticità. Il progetto di direttiva, ad esempio, non opera alcun riferimento alla responsabilità da collegamento diretto di cui al Principio 13 dei Principi Guida ONU, con la conseguenza di escludere verosimilmente dal suo ambito di applicazione e quindi dall’obbligo di due diligence le catene di fornitura e le violazioni dei diritti umani che avvengono a valle di tali catene. Va detto, ciononostante, che la bozza, che in quanto tale può senz’altro essere migliorata nel corso del processo legislativo, costituisce un primo segnale per le imprese che operano nell’Unione europea e che non hanno ancora attuato processi di due diligence in materia di diritti umani in conformità con i Principi Guida ONU, che ciò sarà loro richiesto in un futuro non troppo lontano e che, in caso in cui non provvederanno ad adeguarsi, saranno passibili di sanzioni. Non da ultimo, il progetto di direttiva potrebbe anche dare un ulteriore impulso a quegli Stati europei che, come la Svizzera e la Germania, stanno già valutando di adottare legislazioni nazionali in materia di due diligence sui diritti umani.

December 9th, 2020

The ongoing events concerning the migratory flows in the Mediterranean have pushed the issue of international migration to the top of the European political agenda, even during the Covid-19 pandemic crisis. But, the attention of scholars seems to focus more on the questions regarding admission / rejection of migrants on the territory of receiving countries than on the general topic of the contribution of migrants to the financial, social and cultural development of societies (of origin, transit or destination).

This issue is considered of the utmost importance, when attention is paid to the establishment of societies based on inclusive growth and sustainable development. States, international and intergovernmental organizations have fostered a dialogue at national, regional and international level on the promotion of development through migration. See, inter alia, the United Nations 2030 Agenda for Sustainable Development and the 17 Sustainable Development Goals (2015), Goal 10 in particular; the 2016 New York Declaration on Refugees and Migrants, paras, 1 and 46 in particular; the 2018 Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration; the EU New Pact on Migration and Asylum, proposed by the European Commission on 23 September 2020.

‘Migration and Development’ is one of the key areas of studies within the Institute.

In particular, CNR-IRISS, jointly with the Law Department of the University of Naples “Federico II”, carries out research on migration flows (focusing on international migration movements) to provide methods, models and guidelines to the Countries of origin of migrants, and to highlight the advantages arising from the generation of value (economic, social and cultural) connected with migration.

The results of the analysis carried out on this topic have fed scientific publications, research reports and ‘food for thoughts’ distributed on the occasion of international conferences.

In addition, from 2016 on, some call for submission have been issued to offer experts, scholars (in particular, but not only, early-stage researchers) and policy makers some space for public discussion on questions, implications and achievements concerning international migration. The outcomes of the submissions are the volumes, peer-reviewed and open access, published by CNR edizioni and edited by researchers and associates if the Institute and by scholars of other Universities of Italy.

The first volume ‘Migration and Development: Some Reflections on Current Legal Questions’ (2016) does not cover all the aspects of the multi-faceted, complex relation between migratory flows and development (of people, society, and countries). The ten contributions of the volume set the stage for the research by offering not only a general exposition on M&D-related legal issues, but also focusing on some specific issues (migrant workers’ rights, the protection of asylum seekers, the arrival of highly qualified workers and the risk of economic growth of country of origin, the unskilled workers and the development cooperation).

In the volume “Migration and the Environment: Some Reflections on Current Legal Issues and Possible Ways Forward” (2017) the seven collected papers analyze from different perspectives the link between migration and the environment and the phenomenon of environment-related migration, to discuss the extent to which people, whose movements are induced by environmental factors, are protected under the existing international legal framework, investigate the main legal issues and normative gaps and analyze the solutions at stake.

In 2019, a new volume was published on “Migration Issues before International Courts and Tribunals”. It provides a comprehensive critical review of international case-law on both general and specific questions arising in specific domains of international law related to human migration, such as the contours of international responsibility for refugee protection, migrants’ human rights at sea, judicial standards on the protection of vulnerable groups. The sixteen collected papers aim at contributing to the assessment of the extent to which international judges have played or could play a law-making role in the field of international migration law.

A new volume, on “Migration and Culture: Implementation of Cultural Rights of Migrants”, is under preparation. The volume aims at contributing to the reflection on global cooperation in the promotion of cultural rights of migrants, including the right to participate in cultural life and to enjoy the arts, in the context of the post-Covid-19 pandemic outbreak. More than a dozen of authors submitted their abstracts after a call issued last Summer. They are now drafting their final texts. The volume will be published and available open access in the second part of 2021.

December 9th, 2020

Il 9 dicembre 2020 si è tenuto un webinar dal titolo “Communities and International Heritage Law. Do They have a Role in International Law-Making?“ con l’intervento del dr Lucas Lixinski, professore dell’Università del New South Wales (Sydney), e autore del volume “International Heritage Law for Communities”.

Il seminario, organizzato in collaborazione con il Dottorato di Ricerca in ‘Diritto dell’Economia’ dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha fornito l’occasione, per i numerosi partecipanti, per confrontarsi sul tema del rapporto tra il ‘patrimonio culturale’ e quanti, a vario titolo, sono chiamati a collaborare per la sua gestione, con particolare attenzione all’attuazione delle norme internazionali vigenti in materia di heritage.

Il punto di partenza è stato proprio il capire come tale ‘patrimonio’ non vada inteso non solo come eredità del passato, da proteggere e affidare alle generazioni future, ma anche come un gruppo di ‘diritti culturali’ in capo alle comunità locali. Il prof. Lixinski ha evidenziato come le differenti categorie ora riconosciute di ‘patrimonio’ – ad es. materiale, immateriale – servano ad aiutare a leggere le società locali in mutamento ha un approccio dinamico al ruolo che tutti i soggetti chiamati all’attuazione delle norme, in massima parte convenzionali, debbano svolgere per garantire una governance globale permette di cogliere più chiaramente le peculiarità dell’azione soprattutto dei soggetti non statali, i quali, al di là della mera consultazione sulle modalità di management del patrimonio culturale, sono chiamati a ricoprire funzioni di partecipazione attiva nelle scelte delle politiche pubbliche riguardanti l’eredità culturale.

Uno spazio della relazione è stato dedicato ai lavori in tema di ‘Participation in global heritage governance’ che l’International Law Association ha avviato nel 2018.

Il dibattito seguito all’intervento principale ha messo in luce le difficoltà legate alla realizzazione di una governance partecipata del patrimonio culturale, per realizzare la piena valorizzazione di tutte le peculiarità di cui i componenti delle comunità sono portatori.

December 9th, 2020

Be.CULTOUR is a new Horizon 2020 innovation project funded by the European Commission and led by CNR-IRISS. Be.CULTOUR stands for Beyond CULtural TOURism: heritage innovation networks as drivers of Europeanisation towards a human-centred and circular tourism economy. It expresses the goal to move beyond tourism through a longer-term human-centred development perspective, enhancing cultural heritage and landscape values.

The project proposal has received an evaluation of 15 out of 15 points, scoring first above other 86 proposals submitted in March 2020. It will start in February 2021, in a particular period when global tourism is addressing the greatest crisis since ever, due to the Covid-19 outbreak. The project will contribute to the post-Covid recovery of the tourism sector in Europe and beyond, identifying alternative cultural tourism services and products in line with the human-centred circular economy model, and contributing first of all to local communities recovery, trust and cohesion.

The project is worth 4 Million Euro and will last 3 years (2021-2023) during which the experienced Consortium partners will co-create and test sustainable human-centred innovations for circular cultural tourism through collaborative innovation networks/methodologies and improved investments strategies, targeting deprived remote, peripheral or deindustrialized areas and cultural landscapes as well as over-exploited areas.

This project will develop specific strategies to promote an understanding of cultural tourism, which moves away from a stop-and-go consumer-oriented approach towards one that puts humans and circular economy models at its centre, paying attention to nature, communities and cultural diversity. Place, intended as the genius loci, the ancient spirit of the site expressing its intrinsic value and people as co-creators of its uniqueness, culture, art, tradition, folklore, productivity, spirituality, as well as its time space routine, are the focus of Be.CULTOUR, which aims at realizing a longer-term development project for the pilot areas involved.

Be.CULTOUR responds to the Topic of Innovative approaches to urban and regional development through cultural tourism (H2020 transformations-04-2019-2020), and addresses its specific scopes through a systemic framework of innovation actions focused on a longer-term human-centred development perspective through integrated sustainable and circular cultural tourism solutions in 6 pilot regional ecosystems and additional 12 mirror ecosystems in EU and non-EU countries of Northern-Central and Southern Europe, the Balkans, the Eastern neighbourhood and the Mediterranean.

Be.CULTOUR will build a Community of Practice in Italy, Spain, Cyprus, Sweden, Serbia and at the cross-border area of North-East Romania and Moldova (WP3). Additional 12 EU and neighbouring mirror regions and cities will be actively engaged and invited to share their best practices and participate in the co-creation, peer-learning and capacity building activities. This activity will be the backbone of the Be.CULTOUR Community of Interest (WP4).

The Be.CULTOUR Consortium comprises 15 partners, including: 4 research institutes; 5 provincial and regional authorities; 1 consultancy specialized in financial services; 1 Foundation as support for engaging local stakeholders; 1 Standing Conference of Towns and Municipalities implementing the Action Plan; 1 non-profit organization active in the environmental protection; ICLEI and ERRIN as European umbrella organizations representing respectively local and regional governments.

The CNR-IRISS team coordinating the project is strongly inter-disciplinary: Antonia Gravagnuolo, architect and expert in evaluation methods for cultural heritage and landscape conservation and circular economy, co-coordinator of the Horizon 2020 project CLIC led by CNR-IRISS, and Alessandra Marasco, service management researcher and expert in collaborative innovation and service experience design in cultural tourism. Scientific responsible for many research projects at CNR-IRISS. The coordination of this project is supported by prof. Luigi Fusco Girard, Emeritus Professor at the University of Naples Federico II and Associate at CNR-IRISS, and Alfonso Morvillo, Research Director and expert in tourism economy.

December 8th, 2020

Nell’ambito del progetto Horizon 2020 CLIC è stata organizzata una CLIC Startup Competition che ha visto il CNR-IRISS quale capofila dell’evento.

L’obiettivo principale della competizione è stato il supporto e la premiazione delle migliori business ideas e startup attive nel campo del riuso adattivo e valorizzazione del patrimonio e paesaggio culturale, ispirate ai principi dell’economia circolare, potenziando la creatività e l’innovazione per affrontare le nuove sfide della società in tre settori principali:

  • Circular tourism;
  • Circular and creative cities and regions;
  • Circular creative industries and social innovation.

La competition internazionale è stata l’occasione per startup costituite, informal teams e innovatori per interagire con gli esperti, al fine di accelerare il processo progettuale, e promuovere le idee di business presso investitori pubblici e privati.

La call è stata aperta tra settembre e novembre 2020, con il supporto dei partner strategici e alla community, con 48 partner internazionali. La call è stata diffusa a livello europeo e internazionale. Sono state raccolte 73 application, di cui 54 dall’Europa, 7 dall’Asia, 10 dall’Africa e 2 dall’America. Di queste, 25 sono state selezionate per la fase di voto online, e 15 finaliste sono state individuate nelle tre aree tematiche.

L’evento finale della competition si è svolto online tra il 25 e il 27 novembre 2020, includendo 36 ore di training dedicato ai finalisti durante il quale sono stati accompagnati nella revisione del proprio pitch dalla società campana 012 Factory. Le 9 migliori startup hanno presentato il loro pitch finale alla giuria e agli investitori.

La partecipazione del pubblico è stata ampia e continuativa durante tutta la durata dell’evento con più di 220 registrati e una presenza costante durante gli eventi di almeno 100 partecipanti online e oltre 1000 visualizzazioni dello streaming sui canali social del progetto. Una serie di inspiring keynote speeches da parte di rappresentanti di organizzazioni internazionali quali la Commissione Europea, l’Unione per il Mediterraneo, l’European Investment Fund, l’Agency for the Territorial Cohesion, FacilityLive, la Trans Europe Halles, Pakhuis de Zwijger, e iniziative per l’attivazione del participatory design Wetopia, e Living Lab Moving Marseille. A catturare l’attenzione del pubblico ha sicuramente contribuito anche l’intervento dell’artivista brasiliano Mundano, il quale ha raccontato la sua esperienza di attivista che ha portato all’attenzione attraverso l’arte concetti e comportamenti di cittadini e autorità, soprattutto sui temi della conservazione dell’ambiente e dei diritti umani universali.

I premi messi a disposizione, dal valore di 15.000 € ognuno, sono consistiti nell’accesso per 6 vincitori a un programma di mentoring e accelerazione fornito da Iniziativa Cube, partner di CLIC, per migliorare il livello di prontezza delle business ideas, attraverso il supporto nell’elaborazione di un business plan e nello scoutingdegli investitori per fundraising. I partecipanti si sono iscritti attraverso la piattaforma SEMED Startup Europe Mediterranean – un’iniziativa sviluppata dal partner CLIC FacilityLive e promossa dalla Commissione Europea – con la quale i 6 vincitori dispongono, inoltre, di un Profilo Premium gratuito per 12 mesi.

Grazie al successo ottenuto già durante la dissemination dell’evento, sono stati offerti ulteriori premi speciali da alcuni partner strategici della competition. In particolare, il CNR-IRISS ha istituito un premio speciale del valore di 3.000 € per due startupcampane, per l’attivazione di servizi di comunicazione strategica e di marketing, tra cui la realizzazione del logotype, della brand identity e del sito web. ICHEC-Brussels Management School ha messo in palio un programma di coaching di 20 ore nell’ambito del nuovo programma di formazione professionale in cultural entrepreneurship – C-SHIP, che mira alla realizzazione della sostenibilità finanziaria e a colmare il divario di upskilling nella gestione aziendale sostenibile e nella resilienza. Il CNR-EEN/ELSE ha premiato i finalisti selezionati con l’accesso al servizio di Enhancing Innovation Management Capacity (EIMC), un supporto personalizzato alle PMI per la valutazione della capacità di gestione dell’innovazione, attraverso una serie di strumenti di valutazione digitale conformi alla norma UNI CEN/TS 16555-1. Infine, ENEA-EEN/BridgEconomies ha messo in palio un percorso di supporto per la crescita e l’internazionalizzazione delle startup. Per quanto riguarda i servizi specifici di incubazione, 012Factory – il digital innovation hub con sede a Caserta – ha premiato una delle startup con un premio del valore di 3.000 € in servizi di incubazione. Non ultimo, la European Venture Philantropy Association (EVPA) ha premiato la start-up selezionata con la partecipazione alla 17aConferenza annuale dell’EVPA al fine di seguire una serie di sessioni sviluppate e realizzate da esperti nel campo della venture philantropy e degli investimenti sociali, ed entrare direttamente in contatto con diversi attori dell’economia sociale.

Di tutte le finaliste premiate, si ricordano quelle che potranno usufruire dell’expertise su marketing e comunicazione del CNR-IRISS – ExtrArtis e Taste of Terraces – le quali hanno dimostrato eccezionale coerenza con l’approccio del progetto CLIC e rappresentano realtà di rilevante interesse anche per il territorio campano.

Media

This content is hosted by YouTube. By viewing it, you'll be redirected to youtube.com, which may use cookies and collect data as per their privacy policy.

This content is hosted by YouTube. By viewing it, you'll be redirected to youtube.com, which may use cookies and collect data as per their privacy policy.

This content is hosted by YouTube. By viewing it, you'll be redirected to youtube.com, which may use cookies and collect data as per their privacy policy.

December 8th, 2020

L’IRISS firma un accordo quadro (2020-2025) per attività di collaborazione scientifica e di supporto alla didattica con il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, l’Ente Parco Regionale dei Monti Picentini e l’Ente Riserve Naturali “Foce Sele Tanagro” e “Monti Eremita Marzano”.

L’Accordo è finalizzato ad instaurare un rapporto di collaborazione fra le Parti, nel quale le attività di ricerca e didattiche del DiARC, le attività di ricerca del CNR-IRISS e le attività dell’Ente Parco e dell’Ente Riserve possano integrarsi e coordinarsi reciprocamente, con particolare riferimento ai seguenti ambiti di interesse:

  • riqualificazione e valorizzazione del paesaggio;
  • recupero, riuso e manutenzione del patrimonio edilizio e urbano;
  • approcci multidimensionali per la valutazione del paesaggio;
  • sistemi di supporto alle decisioni per l’elaborazione di strategie e azioni di valorizzazione e rigenerazione territoriale;
  • politiche di attuazione connesse alla realizzazione dei Contratti di Fiume.

La collaborazione potrà riguardare: attività di collaborazione scientifica; attività di supporto alla didattica e tirocinio; attività di ricerca, consulenza e/o formazione commissionate.

Referenti e responsabili del presente Accordo per l’IRISS sono le dott.sse Stefania Oppido e Stefania Ragozino che svolgeranno le attività nell’ambito del progetto IRISS “Un approccio innovativo di rigenerazione place-based per bilanciare marginalizzazione e pressione antropica”.

December 8th, 2020

« Previous PageNext Page »