Institute for Research on Innovation and Services for Development

Resilience - Innovation - Sustainable Development Transparency – Organization – Meritocracy

Articolo “The evolution of COVID-19 in Italy after the spring of 2020: an unpredicted summer respite followed by a second wave”, contributo di Antonio Coviello

11 Dec 2020

L’articolo, dal titolo “The evolution of COVID-19 in Italy after the spring of 2020: an unpredicted summer respite followed by a second wave“, è pubblicato sull’International Journal of Environmental research and Public Health, in collaborazione con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli, Dipartimento Ambiente della Regione Puglia e New York University, ed è firmato anche da Giuseppe De Natale, Vito Marchitelli, Lorenzo De Natale, Claudia Troise, Karen Holmberg.

Un nuovo lavoro firmato tra gli altri dal ricercatore Antonio Coviello e dall’associato Renato Somma del Cnr Iriss dimostra per la prima volta, in maniera quantitativa, che esiste un effetto stagionale estremamente significativo nella diffusione e gravità del Covid-19 in Italia.

“Dopo i drammatici picchi di contagio e decessi dei mesi iniziali dell’epidemia, a partire da maggio il decorso della malattia è stato estremamente più mite.

Questa osservazione, che insieme al calo drastico dei contagi nei mesi estivi di giugno e luglio ha dato adito ad accese dispute tra chi sosteneva la necessità di mantenere alto il livello di precauzione e chi, al contrario, sosteneva il depotenziamento del virus, è stata per la prima volta quantificata statisticamente a livello nazionale”, osserva  Antonio Coviello.

Lo studio ha analizzato in maniera sistematica, da aprile ad agosto 2020, il rapporto tra terapie intensive e casi attivi e quello tra decessi e casi attivi. Due indicatori estremamente significativi nello studio dell’aggressività della malattia. Entrambi questi rapporti, massimi all’inizio di aprile, calano bruscamente a partire da maggio e, all’inizio di agosto, raggiungono valori quasi 20 volte minori rispetto ad aprile”.

“Questi rapporti, sebbene siano influenzati dal continuo aumento dei tamponi, a un’analisi statistica accurata risultano comunque significativamente minori nei mesi estivi in cui, oltre a essere drasticamente diminuiti i contagi, anche il decorso della malattia è stato molto più mite”, prosegue Somma “Questo effetto è in totale contrapposizione con quanto prevedevano, a maggio, i maggiori gruppi internazionali di epidemiologia, che arrivavano ad ipotizzare migliaia di decessi giornalieri ed oltre 150.000 pazienti bisognosi di terapie intensive entro luglio, dopo le riaperture totali effettuate in Italia dall’inizio di giugno”.

L’effetto estivo è attribuito, nello studio, a due fattori fondamentali: “L’effetto fortemente sterilizzante dei raggi solari ultravioletti sul virus e la nota stagionalità della risposta immunitaria, che in estate è più efficace e meno infiammatoria.

Nella fase grave, il Covid-2019 si comporta essenzialmente come una malattia auto-immune, in cui i danni maggiori agli organi bersaglio, in primis i polmoni, sono generati dalla risposta fortemente infiammatoria del sistema immunitario detta tempesta di citochine”, spiega Lorenzo De Natale, Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli. La marcata stagionalità del Covid-19, dimostrata per l’Italia, sembra ben riprodotta da tutti gli altri paesi europei, e potrebbe spiegare la bassissima letalità riscontrata in paesi caldi e soleggiati, anche in presenza di condizioni igieniche e sistemi sanitari molto più degradati che nei paesi Nord-Occidentali.

Infine, il lavoro analizza i trend di contagi in Italia nel periodo da fine agosto a fine ottobre,  “confermando l’effetto di mitigazione estivo con l’osservazione che da settembre, assieme a una impennata dei contagi, sono risaliti anche i rapporti tra terapie intensive e casi attivi e tra decessi e casi attivi nonostante il numero di tamponi costantemente in crescita”, conclude Antonio Coviello, mostrando che l’impennata di contagi in atto da fine settembre, se non mitigata da ulteriori ed opportune misure di contenimento, porterebbe entro la fine dell’anno al collasso totale delle strutture sanitarie, con incrementi dei pazienti Covid in terapia intensiva a fine dicembre da circa 600 al giorno (nella migliore delle ipotesi) a circa 5000 (in quella peggiore).

Risorse