Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani ha dimostrato l’effetto stagionale sull’aggressività e diffusione nel nostro Paese nella pandemia di Covid-19.
Un’approfondita analisi statistica ha dimostrato il legame tra picchi epidemici e cambiamenti stagionali nella pandemia di Covid-19 in Italia sviluppata da un team di ricerca internazionale composto da scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRISS), della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi Napoli Federico II, dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), del Dipartimento Ambiente della Regione Puglia e della Gallatin School of Individualized Study presso l’Università di New York. Gli scienziati sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo in relazione i dati di terapie intensive, decessi e positivi tra aprile e agosto. “Lo studio ha analizzato in maniera sistematica, da aprile ad agosto 2020, il rapporto tra terapie intensive e casi attivi e quello tra decessi e casi attivi. Due indicatori estremamente significativi nello studio dell’aggressività della malattia. Entrambi questi rapporti calano bruscamente a partire da maggio e, all’inizio di agosto, raggiungono valori quasi 20 volte minori rispetto al picco di inizio aprile”.
Secondo gli autori dello studio ci sono stati due fattori fondamentali a mitigare l’aggressività e la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 durante l’estate. Da una parte, ha spiegato il coautore Lorenzo di Natale, vi è “l’effetto fortemente sterilizzante dei raggi solari ultravioletti sul virus”, dall’altra “la nota stagionalità della risposta immunitaria, che in estate è più efficace e meno infiammatoria”. “Nella fase grave, Covid-19 si comporta essenzialmente come una malattia auto-immune, in cui i danni maggiori agli organi bersaglio, in primis i polmoni, sono generati dalla risposta infiammatoria del sistema immunitario nota come tempesta di citochine”, ha proseguito lo studioso. Questa alterazione della risposta immunitaria può innescare a sua volta insufficienza multiorgano e sindrome da distress respiratorio acuto o (ARDS), entrambe condizioni che spesso risultano fatali per i pazienti
Gli autori del nuovo studio hanno affermato che la “marcata stagionalità” della pandemia in Italia sembra essere presente anche in altri Paesi temperati, e ciò potrebbe spiegare come mai in aree povere e con condizioni igienico-sanitarie peggiori ma “calde e soleggiate” la letalità sia stata decisamente inferiore. Poiché stiamo per entrare in inverno e il rischio di una terza ondata è assolutamente da non sottovalutare, gli scienziati raccomandano di introdurre misure di contenimento adeguate e il rispetto delle norme anti-contagio di base (mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani), fino a quando la diffusione del vaccino non ci farà vincere la battaglia col virus. I dettagli della ricerca “The evolution of Covid-19 in Italy after the spring of 2020: an unpredicted summer respite followed by a second wave” sono consultabili sul database online BioRxiv e pubblicati sulla rivista scientifica specializzata “International Journal of Environmental Research and Public Health”.
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