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Home » Newsletter » Rigenerazione urbana e commercio di vicinato, un legame imprescindibile per una trasformazione affascinante ed efficace
04/03/21 Motta Emanuela
I Distretti del Commercio: strumenti innovativi per il presidio commerciale del territorio e la rigenerazione urbana. Intervista ad Alice Pedrazzi – Direttore Generale Confcommercio della Provincia di Alessandria.
D. Rigenerazione urbana e Commercio, come è nato questo connubio?
R. Che il sistema del commercio, con particolare riferimento a quello cosiddetto “di vicinato” o tradizionale, giochi un ruolo fondamentale all’interno dei processi di rigenerazione urbana, è – per noi che siamo una associazione di categoria che sul territorio provinciale rappresenta più di 4.000 imprese dei settori commercio, turismo e servizi – una convinzione ferma e inamovibile da anni. Avvalorata, se possibile ancor di più, dalle dinamiche che le città, i nostri settori economici e le comunità nel loro complesso hanno vissuto in questo periodo di emergenza pandemica e si troveranno ad affrontare nel periodo della, speriamo, prossima costruzione di una “nuova normalità”.
Il commercio è, infatti, il settore economico più strettamente connesso e correlato al tessuto urbano, ne è parte integrante, lo permea, lo costituisce quasi. O forse senza quasi. Dove inizia il negozio e finisce la strada? Qual è il confine, in questo senso, tra pubblico e privato? E ancora: La bellezza, la cura e la pulizia della via hanno effetti sui negozi lì ubicati o è piuttosto la qualità e la tipologia di questi ultimi a determinare l’immagine e le funzioni di una strada? Moltissime sono le variazioni sul tema, senza nemmeno scomodare, in tal senso, il tema della sicurezza e la funzione di presidio del territorio che i negozi di vicinato svolgono, che fanno comprendere il legame indissolubile tra città e negozio, evidenziando non soltanto il ruolo economico ed occupazionale, ma anche quello sociale, culturale ed identitario che i negozi svolgono all’interno delle comunità di appartenenza. Ecco, dunque, che il concetto di “soglia”, quando si parla di relazione tra commercio e città, appare di difficile definizione, perché la via (lo spazio pubblico) entra direttamente nel negozio (tanto in quanto quasi fisico, quanto soprattutto figurato) e viceversa.
Il legame è antichissimo: la relazione tra città e negozi è una storia che si modifica ma non si perde nel tempo. Da sempre, infatti, per città, popoli e territori, lo sviluppo dei commerci ha rivestito un ruolo cruciale. Si pensi, ad esempio, a quanto avvenuto a partire dal Medioevo: la vicenda storica dei “mercanti” testimonia come la crescita delle città sia fortemente legata agli scambi commerciali. Le città sono luoghi di passaggio e di affari e così cambia anche la visione del “forestiero”, non più visto come un nemico, ma come un’opportunità. L’evoluzione, anche urbanistica, delle città, dunque, si lega fortemente al ruolo del suo commercio.
Il legame tra città e commercio, anche a livello urbanistico, se col Medioevo si sviluppa e prende sempre maggiore incidenza nella crescita dei nascenti centri urbani, ha origini ancora più antiche.
Si pensi all’insula romana: una tipologia edilizia che costituiva, in buona sostanza, il «condominio» dell’antica Roma tardo-repubblicana e poi imperiale, dove il piano terra era destinato a botteghe di vario genere (tabernae), dotate di un soppalco per il deposito dei materiali e delle merci (i moderni magazzini).
Anche oggi, nonostante scenari e paradigmi modificati dall’evoluzione tecnologica e culturale che la globalizzazione ed il progresso hanno portato e, negli ultimi 12 mesi, dagli effetti della pandemia da Covid-19, le relazioni tra politiche urbane e commerciali sono strettissime.
Per questo, come associazione di categoria che rappresenta le imprese del commercio, del turismo e dei servizi, da anni ci rapportiamo e ci occupiamo a livello locale delle tematiche legate alla rigenerazione urbana, convinti che la sempre più forte collaborazione tra le amministrazioni comunali e le associazioni di categoria come la nostra, costituisca una importante e decisa spinta alla determinazione di nuove ed incisive politiche per la rinascita dei sistemi economici ed urbani.
Come dice il Presidente nazionale di Confcommercio – Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, “Mai come in questo momento storico, la rigenerazione urbana ha bisogno anche della rigenerazione umana”, riferendosi alla necessità di nuove competenze e nuove riflessioni a servizio della qualità della vita, della bellezza, della sicurezza e della sostenibilità, di cui le nostre città, le nostre comunità e di conseguenza le nostre attività hanno necessariamente bisogno.
D. A quando possiamo far risalire il vostro impegno sul tema della rigenerazione urbana?
R. Il nostro impegno sul tema della rigenerazione urbana è consolidato da anni e, se possibile, si è rafforzato ancor più in quest’anno pandemico, perché i mesi passati hanno certamente determinato un cambiamento che non sarà solo transitorio, ma che costituirà, anche nelle abitudini di acquisto e di vita nelle città, l’eredità del lockdown con la quale dovremmo rapportarci, sapendo bene che il periodo di pandemia ci ha restituito ancor più un concetto per noi chiave: la rete del commercio di vicinato continua e continuerà a rappresentare un elemento strutturale ed imprescindibile di città e comunità. Perché possiede una tipologia di bene raro, senza un prezzo ma con un altissimo valore: il bene relazionale.
È a questo, dunque, che con particolare attenzione guardiamo (ed è questo che preserviamo) nel rapportarci con le Pubbliche Amministrazioni locali per la costruzione di progetti condivisi di rigenerazione urbana.
Siamo partiti più di sei anni fa, nel 2015, quando Confcommercio nazionale ha siglato con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) un Protocollo di Intesa per arginare la perdita di funzioni delle città e combattere la desertificazione commerciale, individuando azioni e progetti congiunti per la tutela dei sistemi economici urbani ed il rafforzamento del ruolo del commercio di prossimità nei processi di trasformazione urbana, agendo in sinergia con le amministrazioni locali.
La nostra Associazione territoriale, infatti, ha declinato il Protocollo nazionale sul proprio territorio, siglando l’11 luglio 2016 un Protocollo di Rigenerazione Urbana locale con il Comune di Alessandria, che ha dato vita al Laboratorio di Rigenerazione Urbana territoriale.
Siamo partiti, a quel tempo, dall’analizzare il crescente fenomeno dei “negozi sfitti” nella città e lo svuotamento progressivo delle funzioni, anche di servizi, che il centro storico del nostro capoluogo di provincia stava vivendo, per proporre alcuni progetti che potessero costituire, anche simbolicamente, una inversione di tendenza.
Il fenomeno della desertificazione dei centri storici che, da settembre 2009 a settembre 2019 ha visto in Italia la scomparsa di 200.000 negozi di vicinato, secondo la ricerca sulla “Demografia d’impresa nelle città italiane” realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio nazionale, non ha risparmiato, infatti, il nostro territorio. La nascita del Laboratorio di Rigenerazione Urbana del territorio di Alessandria, infatti, attuando a livello locale il Protocollo di Rigenerazione Urbana siglato tra Anci e Confcommercio nazionale, è nato dunque con l’esigenza di trovare le condizioni per contrastare in modo deciso il crescente pericolo di inaridimento del tessuto sociale, commerciale e culturale che la città corre, in modo direttamente proporzionale alla crescita del citato fenomeno della desertificazione commerciale. La nostra Associazione, promuovendo la costituzione del Laboratorio e della sue attività, si è posta dunque come soggetto territoriale attivo e propositivo, nell’ambito delle tematiche rigenerative, promuovendo lo studio congiunto, con la Pubblica Amministrazione e con gli altri stakeholders interessati, delle diverse tipologie di intervento in grado di supportare la vitalità dei centri storici, promuovendo e progettando azioni in grado di ricucire e valorizzare il legame tra commercio urbano e patrimonio storico, culturale e sociale del territorio. Con un incessante lavoro quotidiano, guidato dallo spirito di adattamento, necessario a dare risposte a tempi e dinamiche che cambiano repentinamente (si pensi a quanto accaduto negli ultimi 12 mesi con la variabile inaspettata della pandemia), si intendono individuare, congiuntamente con l’Amministrazione locale e gli interlocutori del territorio, gli strumenti in grado di salvaguardare le attività commerciali di vicinato, spesso insediate nei luoghi di maggior rilievo artistico, architettonico e culturale della città. È innegabile, infatti, che spesso nelle nostre città ci sia una coincidenza tra centro storico e centro commerciale naturale e, anzi, nel linguaggio comune, i due termini sono spesso utilizzati anche come sinonimi, a riprova – se mai ce ne fosse bisogno – di un legame inscindibile.
Originariamente, commercio ed urbanistica erano, anche a livello normativo, due materie differenti: la Legge n.426 del 1971, infatti, prevedeva la subordinazione del Piano del Commercio al Piano Regolatore, imponendo di impostare la programmazione commerciale “nel rispetto delle previsioni urbanistiche” e introducendo una chiara subordinazione della pianificazione commerciale a quella territoriale. Con il D.lgs 114 del 1998 si iniziò a superare la rigida separazione tra tutela urbanistica e tutela commerciale, affidando alla Regioni il compito di “definire gli indirizzi generali per l’insediamento delle attività commerciali” e stabilire i criteri di programmazione urbanistica inerenti il settore commerciale, superando così il precedente sistema dualistico (politiche urbanistiche vs politiche commerciali) per passare ad un sistema di tutela unitaria di due interessi che, come visto, sono legati storicamente da una profonda relazione e da una influenza reciproca. È così che si inizia a parlare di urbanistica commerciale, riflettendo sempre più sul ruolo fondamentale giocato dal commercio nei piani, nei progetti e nelle politiche di rigenerazione urbana. A partire dalla riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione, poi, si sono sviluppati sempre più metodi diversi rispetto alla pianificazione urbanistica tradizionale, permettendo un sempre più forte approccio multidisciplinare al tema, dando via via sempre più rilevanza alla componente commercio. Oggi operiamo in un quadro normativo regionale in materia di urbanistica e commercio molto differenziato, con casi sempre più frequenti di integrazione tra le due materie, come quelli della scuola di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e quello, più recente, anche della Regione Piemonte, al quale come associazione di categoria stiamo lavorando attivamente, in partnership con i diversi Comuni della nostra provincia.
D. Potrebbe parlarmi dell’esperienza del primo progetto nato dal Laboratorio di Rigenerazione Urbana di Alessandria?
R. Il primo, e forse più rappresentativo anche a livello di immagine, progetto nato dal Laboratorio di Rigenerazione Urbana di Alessandria è stata la nascita del format di city management & entertainment “Aperto per Cultura”, diventato nel tempo anche un Brand registrato ed un progetto replicabile su diversi territori.
Aperto per Cultura è un format innovativo di city management & entertainment, pensato come una proposta moderna di valorizzazione dei centri storici cittadini al fine di creare una “comunità del fare”. Il progetto, nato dal partenariato pubblico-privato tra la nostra Confcommercio provinciale ed il Comune di Alessandria (e poi condiviso anche dalla Confcommercio di Siracusa e dalla rispettiva Amministrazione Comunale), nell’ambito del Laboratorio di Rigenerazione Urbana del territorio, si è sviluppato coniugando i più moderni concetti della rigenerazione urbana, della armonizzazione del tessuto cittadino e del riuso dei vuoti urbani insieme alla promozione della cultura tra musica, teatro ed enogastronomia d’eccellenza.
Una proposta di elevato profilo artistico, in grado di interpretare una città ed il suo centro storico in modo attrattivo, “valorizzando” i vuoti urbani e gli spazi inutilizzati con proposte culturali ed artistiche. È così che negozi sfitti, edifici pubblici e privati anche in disuso sono diventati palcoscenici per rappresentazioni teatrali e musicali, per letture d’autore, per mostre d’arte e fotografiche. Scuotere le coscienze delle persone per far crescere l’intera comunità è l’obiettivo cardine di Aperto per Cultura. È oggi un marchio registrato e gestito in partnership tra la Confcommercio di Alessandria e di Siracusa. Ogni giorno lo staff delle due realtà territoriali si sperimenta su nuovi progetti di rigenerazione, urbana ed umana, di innovazione e di riqualificazione del territorio, della comunità e del tessuto imprenditoriale, per la salvaguardia e la promozione dell’intero territorio delle città.
Sempre con l’obiettivo di contribuire attivamente, in un partenariato pubblico-privato non solo formale ma sostanziale, alla definizione di un quadro di politiche per la città che, mettendo al centro le economie urbane ed il tessuto commerciale possano prevedere l’attuazione a livello locale di strategie rigenerative che siano condivise con gli operatori e risultino efficaci, la nostra Associazione ha lavorato attivamente, tanto nel periodo pre-Covid, quanto se possibile ancor più in quello pandemico, alla creazione di progetti che potessero aprire realmente la strada ad una nuova stagione di rinascita urbana per la nostra città e di rinascita economica per le nostre attività.
Abbiamo lavorato con l’Amministrazione Comunale di Alessandria al Protocollo per il Green Design, siglato nell’ambito del Laboratorio di Rigenerazione Urbana alessandrino, che prevedeva la riqualificazione e rigenerazione e riqualificazione delle vie del centro storico, coincidenti con il centro commerciale naturale, attraverso l’utilizzo del “green” come decoro urbano e come tratto distintivo/identificativo delle vie stesse e della loro vocazione commerciale.
Il Protocollo tra Anci e Confcommercio nazionale, dopo la prima sottoscrizione del 2015, si è rinnovato nel 2019, fornendo anche ai Laboratori di Rigenerazione Urbana locale, come il nostro alessandrino, il quadro di riferimento generale per continuare ad operare con nuova e rinnovata energia.
D. Come ha inciso l’anno di pandemia sull’attività di rigenerazione?
R. L’anno di pandemia ha fatto emergere in modo forte la necessità di ideare nuove soluzioni rigenerative, per dare risposte alle domande poste dall’emergenza sanitaria: se la fase emergenziale è stata affrontata con la chiusura di molti spazi e con la limitazione del movimento, appare abbastanza certo, però, che la ripartenza e la costruzione della nuova normalità avverranno con lo spazio pubblico al centro di ogni progettualità e con una non più rallentabile transizione verso il digitale che ha subito una decisa accelerazione in tempi di pandemia e che lascerà in eredità l’abitudine ad un “servizio misto” (forme di acquisto tradizionali e digitali integrate), sulla quale occorre ragionare e lavorare per far sì che città, comunità ed imprese siano pronte a dare risposte.
Sarà necessario rivedere l’architettura degli spazi di vendita, di quelli di somministrazione e di quelli della socialità, così come il delivery su scala locale diventerà centrale, non scomparendo insieme al virus, ma al contrario, diventando uno dei punti fermi dello sviluppo gestionale delle comunità.
Il nostro impegno presente, nell’ambito della rigenerazione urbana, è dunque focalizzato alle riflessioni ed ai ragionamenti che pongono al centro lo spazio pubblico, come nodo di connessioni urbane e di relazioni commerciali e ad una gestione sempre più integrata, innovativa, condivisa e multidisciplinare dei tessuti urbani e commerciali.
In tal senso, una recentissima esperienza è quella che stiamo conducendo nell’ambito del Bando che la Regione Piemonte ha emanato in riferimento ai Distretti Urbani del Commercio.
Questo intervento regionale (approvato con la DGR 23 del 10 dicembre 2020) infatti, colloca il Piemonte fra le già citate esperienze di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, che danno alla distrettualità dei sistemi commerciali ed alla loro relazione con la rigenerazione urbana un ruolo centrale e primario.
D. La Regione Piemonte svolge, quindi, un ruolo importante a sostegno dei Distretti Urbani del Commercio?
R. Sicuramente. Con questo intervento, la Regione Piemonte, infatti, intende promuovere i distretti del commercio quali ambiti territoriali nei quali gli enti pubblici, i cittadini, le imprese e le formazioni sociali liberamente aggregati sono in grado di fare del commercio un fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone il territorio per accrescere l’attrattività, rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle imprese commerciali, anche attraverso interventi integrati per lo sviluppo dell’ambiente urbano di riferimento. I Distretti del Commercio si configurano, quindi, quali strumenti innovativi per il presidio commerciale del territorio, il mantenimento dell’occupazione e la gestione di attività comuni finalizzate alla valorizzazione del commercio.
Il commercio al centro, dunque, delle politiche rigenerative della città. Il commercio quale fattore aggregante, identitario, sociale e culturale, certamente anche economico e occupazionale, ma non solo. Il commercio e la rigenerazione urbana che poi è, come detto all’inizio, “rigenerazione umana” al centro del cammino di territori e comunità per la ricostruzione e la ripartenza, anche – e forse soprattutto – nel prossimo periodo post-pandemico.
Il partenariato pubblico-privato, requisito essenziale – ad esempio – per poter partecipare al Bando della Regione Piemonte sui Distretti Urbani del Commercio (DUC), è la strada maestra per dar vita ad esperienze di rigenerazione “dal basso”, in grado di prevenire forme di “rigetto” territoriale e, soprattutto, di rispondere alle esigenze composite degli operatori, anche economici.
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