La principale sfida del progetto è rappresentata dalla progettazione, sperimentazione e validazione di un modello di riuso adattivo di alcuni oratori del centro storico di Napoli, patrimonio Unesco, fondato sulla erogazione di un sistema di servizi la cui sostenibilità è assicurata dall’utilizzo di modelli di business innovativi, in grado di attivare anche processi di sviluppo locale.
Ad Maiora nasce da un accordo di collaborazione con il Comitato di Gestione delle Arciconfraternite Commissariate della Diocesi di Napoli, con lo scopo di valorizzare, in una logica di rete, alcuni degli oratori ubicati nel Centro Storico di Napoli Patrimonio Unesco.
I sette oratori che attualmente rientrano nell’accordo sono: Santa Maria della Misericordia ai Vergini, Santi Michele ad Omobono, San Felice in Pincis, Cappella Monte dei Poveri, Sant’Arcangelo a Baiano, Sant’Eligio ai Chiavettieri e San Pietro in Vinculis.
La principale sfida del progetto è rappresentata dalla progettazione, sperimentazione e validazione di un modello di riuso adattivo degli oratori fondato sulla erogazione di un sistema di servizi la cui sostenibilità è assicurata dall’utilizzo di modelli di business innovativi, in grado di attivare anche processi di sviluppo locale.
Il carattere innovativo del progetto risiede nella capacità di contemperare obiettivi, talvolta, difficilmente conciliabili di natura economica (valorizzazione del patrimonio culturale come driver strategico di sviluppo locale, nuova occupazione ed benessere socio-economico), culturale (riuso adattivo, rispettoso non solo delle caratteristiche fisiche dell’oratorio, ma anche delle funzioni d’uso storicamente svolte dagli oratori, che si intendono recuperare) e sociale (spirito di appartenenza e coesione sociale).
La natura multidisciplinare e collaborativa del progetto è volta a garantire il trasferimento delle conoscenze tra il gruppo di ricerca, gli stakeholder locali e gli abitanti dei quartieri interessati dal progetto. Quest’ultimo aspetto rappresenta un presupposto essenziale per garantire la sostenibilità degli interventi di riuso adattivo ipotizzabili. Il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli stakeholder locali e degli abitanti nel processo di co-design, contribuirà infatti ad elevare il grado di identificazione e appropriazione del bene da parte della comunità e, in ultima analisi, a renderli attivi e responsabili nella sua cura (empowerment).
“Collaborazione e coinvolgimento attivo degli attori locali nel processo di riuso, rappresentano fattori chiave per ricostituire le relazioni con il contesto territoriale, attenuate, ovvero del tutto svanite, nel corso del tempo”.
La definizione delle nuove attività e sistema dei servizi da allocare negli oratori intende recuperare e riaffermare l’originario ruolo delle confraternite come contesti di dibattito culturale e laboratori di miglioramento sociale nel tessuto urbano di riferimento. Intervenendo direttamente nei settori dell’educazione, della formazione, dell’assistenza e della difesa delle fasce socialmente più deboli ed emarginate, le Confraternite e Arciconfraternite promossero e protessero le corporazioni di arti e di mestieri; fondarono ospizi e ospedali, orfanotrofi e conservatori, scuole ed educandati, chiese e oratori, Monti e banchi di prestito, caratterizzandosi per il forte impegno sociale e assistenziale e per la capacità d’incidere attivamente sulla struttura e sull’assetto della società.
Ad Maiora, infine, rappresenta un caso esemplificativo di terza missione del CNR in quanto, partendo dalle conoscenze dell’Istituto sui processi di innovazione, adotta un approccio partecipativo nella costruzione di un modello di valorizzazione del patrimonio culturale, a vantaggio delle comunità locali.
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