L’idea di lavorare sulle communities informali emerge tra le istanze delle più recenti analisi di urban development.
I presupposti teorici del lavoro pongono le basi per svolgere un’analisi esplorativa sul ruolo delle communities informali operanti in un ambito urbano, con l’obiettivo di comprendere fino a che punto la loro attività possa influire sulla produttività dell’economia locale. La chiave di lettura del fenomeno è quella che considera tali communities come quei gruppi sociali, formati con libera adesione, con il ruolo, colto dall’osservazione dei rispettivi critical tasks, di development clubs, o anche di reti sociali, connesse con le istituzioni formali, nell’intento di ampliare le capacità dell’economia locale. Il lavoro avvia una ricerca esplorativa sui Centri Sociali (da ora in poi solo CS), intesi come communities informali, operanti nell’area del Comune di Napoli, cercando di stabilire a quale livello la loro attività possa corrispondere con gli obiettivi di buona governance urbana, sanciti dall’EU Urban Agenda, ‘Pact of Amsterdam’, del maggio 2016. A tale scopo, la nostra analisi si focalizzerà su tutti i CS dell’area di osservazione (32 casi in totale) e sull’eventuale rispondenza tra la loro attività con due specifiche priorità, rispetto alle quali l’Ex-Asilo Filangieri è stato già considerato, per le sue capacità di azione, una best practice. Si tratta delle attività che contribuiscono alla creazione di posti e capacità di lavoro in ambito culturale e creativo, nonché di quelle attività che, attraverso partenariati tra cittadini e istituzioni, contribuiscono a migliorare i processi di public procurement.
Dalla documentazione disponibile sui CS napoletani, prodotta dalle analisi di scienze storiche e sociali, è già noto che con la loro formazione, partita sin dagli anni ‘80, si sia avviato un processo di maggiore consapevolezza in termini di civicness e di agire collettivo per il territorio (Rossi, 2009; Dines, 2012). Più di recente, studi empirici basati su case studies, hanno valutato il grado di emancipazione delle pratiche ed esperienze di partecipazione ai processi di pianificazione urbana per l’area di Bagnoli (Ragozino, Varriale, forthcoming). D’altra parte, tuttora manca una visione complessiva dei CS cittadini che ne possa facilitare l’analisi in un’ottica di urban development. In tal senso, sarebbe importante capire tra i CS osservati quanti svolgano attività riconoscibili come critical tasks. Laddove sarebbe importante cominciare a stabilire azioni di policypiù efficaci e utili a rendere stabile la loro funzione critica per lo sviluppo.
Al fine di fornire un contributo in tal senso, il presente studio presenterà in primo luogo l’elenco dei CS attivi nell’area del Comune di Napoli, poi l’analisi cronologica delle occupazioni, delle funzioni d’uso che ciascun CS ritiene di aver ristabilito, e, infine, l’analisi della distribuzione merceologica delle attività per categorie Unioncamere/Symbola e delle rispondenze di queste ultime con le priorità espresse dall’UE Urban Agenda. I risultati, che testano ipotesi su dati dichiarativi, si prestano alla migliore specificazione delle domande di ricerca per lo sviluppo futuro dell’analisi.
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