Intervista al Prof. Pasquale Persico, associato al CNR-IRISS, circa il ruolo dell’arte contemporanea quale driver di sviluppo
Pasquale Persico, ordinario di Economia presso l’Università degli Studi di Salerno fino al 2015 e Premio Saint Vincent per l’Economia (1981), ha ricoperto importanti ruoli accademici ed istituzionali, sia in qualità di policy-maker che di responsabile scientifico di piani e progetti d’area vasta.
Esperto di politica industriale, territoriale ed ambientale, tra le altre attività sta collaborando con Gabriella Esposito De Vita, ricercatrice CNR-IRISS sui temi delle Aree Interne.
D. Che temi affronta questo percorso di ricerca?
R. La questione delle aree interne è di grande rilevanza nel nostro Paese, divenuto laboratorio di sperimentazioni con la SNAI – Strategia Nazionale per le Aree Interne. La Strategia, concepita dall’Agenzia per la coesione Territoriale, identifica e perimetra aree territoriali che presentano caratteristiche di marginalità e isolamento che ne rendono ardua la sopravvivenza. La SNAI si riferisce a 72 aree, con una superficie di 51.366 chilometri quadrati suddivisi in 1.077 comuni e in cui vivono oltre due milioni di italiani. In tale contesto stiamo ragionando su un tema che mi sta a cuore: la città del “Quarto Paesaggio” che ha una elevato grado di resilienza ecologica che le garantisce un vantaggio competitivo localizzato, per le produzioni e per il turismo (standard materiali ed immateriali).
D. Ritiene che iniziative legate al mondo dell’arte e dell’artigianato ed il turismo culturale ad esse associato possano costituire l’humus in grado di nutrire la rigenerazione del territorio, anche in contesti a bassa densità?
R. Sono impegnato in prima linea nel supportare Fondazioni artistiche, come la Fondazione Morra, e gallerie d’arte contemporanea, come DNA Maratea Contemporanea, perché ritengo che le espressioni artistiche possano rappresentare il tessuto connettivo per generare standard materiali ed immateriali, quei servizi cioè che consentono la vita associata nelle città contemporanee, promuovono la cultura e generano valore, innescando processi produttivi. Iniziative legate all’arte contemporanea svolgono un duplice ruolo: valorizzano il patrimonio culturale locale e fungono da catalizzatrici di energie positive dal territorio. L’ultimo rapporto sulle aree interne individua il turismo quale settore produttivo di rilievo, con buone potenzialità di crescita, su cui puntare per fermare l’emorragia di persone e risorse che abbandonano i territori marginali rispetto alle traiettorie di sviluppo consolidate. La promozione di iniziative di turismo culturale, creando la massa critica indispensabile all’infrastrutturazione del sistema e tutelando il patrimonio comune di tradizioni e vocazioni, richiede un approccio sistemico ed integrato. Mediante l’approfondimento di alcune iniziative in corso è possibile identificare i potenziali fattori di successo di un processo complesso.
D. Ci può illustrare un’esperienza che si possa considerare una buona pratica di iniziativa artistica ad elevato impatto territoriale?
R. Nel territorio della Val D’Agri, in Basilicata, il piccolo comune di Montemurro (circa 1200 abitanti) è teatro di una iniziativa che avuto una rilevante eco nel mondo della cultura e successo mediatico per le sue peculiarità. Montemurro appare interessante anche perché integra tradizioni lucane forti e resilienti, un radicato senso di comunità ed ha dato i natali a figure rilevanti nello scenario culturale italiano quali Leonardo Sinisgalli, Giuseppe Antonello Leone e Maria Padula. Questi aspetti hanno creato l’humus che ha nutrito l’iniziativa della Scuola del Graffito che seguo dalla sua nascita nel 2003.
La tecnica del Graffito polistrato, reinterpretata dall’artista Leone, viene insegnata a scolaresche del territorio, ma anche ad artisti ed artigiani italiani e stranieri in occasione di una summer school/evento artistico che si tiene tutti gli anni nell’ultima settimana di agosto, perfino in costanza di pandemia. A queste attività nel tempo si sono aggiunte iniziative di turismo culturale che hanno messo insieme workshop di diversa durata presso la Scuola del Graffito con altre iniziative di matrice culturale – nell’area archeologica contigua – e naturalistica – itinerari nelle are parco e riserve faunistiche. Le opere, realizzate a Montemurro da artisti di fama vestono poi le strade della cittadina, creando un allestimento museale a cielo aperto che ben si sposa con il modello dell’albergo diffuso.
Questa esperienza, che abbiamo raccontato nell’ultima edizione del Rapporto sul Turismo in Italia che l’Istituto cura da anni, rappresenta sicuramente una buona pratica da sostenere e replicare.
D. Che prospettive di sviluppo immagina per Montemurro in un contesto di promozione del turismo culturale nelle aree interne e marginalizzate?
R. Nel mio libro La valle delle Orchidee, ho raccontato il piano di sviluppo elaborato oltre vent’anni fa quando si è intrapresa l’attività di estrazione petrolifera nella Val D’Agri. In quel contesto, con la prefazione di Romano Prodi, raccontavo di un possibile equilibrio tra arte, cultura, economia e sviluppo, utilizzando quale metafora l’Orchidea Nera (siano nel 1996) ed auspicando ibridazioni fertili tra le varie componenti del territorio. Non era solo la mia visione ma anche quella della Fondazione ENI, che auspicava la presenza di un Capitale non ignorante. Oggi quella ipotesi di far nascere una Città ibridata intercomunale si concentra nell’area intorno al lago e fa leva sulla presenza di fonti di energia verdi, di risorse naturalistiche e di un retaggio culturale che affonda le radici nel passato remoto. In tale contesto Montemurro ha in cassetto questo progetto e la scuola del Graffito rappresenta un laboratorio membrana che sostiene il rilancio di questo territorio complesso.
D. Quale lezione insegna la Scuola del Graffito Polistrato?
R. Nel seguire esperienze nate dall’entusiasmo di comunità e dalle intuizioni di figure carismatiche si riscontra spesso che dopo iniziali successi i riflettori si spengono e l’attivismo si sopisce. Ciò avviene quando mancano politiche di sviluppo e modelli di governance adeguati ed appropriati interventi infrastrutturali, incluso il coinvolgimento degli operatori turistici. L’esperienza artistica di Montemurro, di piccola scala ma ad elevato impatto, è il primo passo verso uno sviluppo stabile, nutrito dall’arte contemporanea e può rappresentare un modello da riproporre in altri contesti territoriali.
Video e rassegna stampa su http://www.scuoladelgraffito.it