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February 9th, 2021
ICOMOS and Europa Nostra have announced a new collaboration to develop a European Heritage Green Paper on the issue of cultural heritage and climate change. The European Green Deal (EGD) and Cultural Heritage are interconnected and one is essential to each other success. In fact, the EGD aims at bringing the temperature goal at 1.5°C, which is a limit to global warming crucial to safeguard many heritage sites and avoid, for instance, their deterioration or the loss of biodiversity in natural sites. Studies have shown that half of Europe’s alpine glaciers could disappear by the end of the 21st century due to temperature rise, while soil deterioration in southern Europe under warmer and drier conditions will lead to desertification, affecting also archaeological and other heritage sites.
Many dimensions of the EGD, such as building renovation, circular economy or farm to fork and biodiversity, are closely linked to cultural aspects. Cultural heritage has the power to connect people to places, fostering a sense of belonging and community. It is crucial to develop a connection with our immediate environment, but also with our planet as a whole. Our heritage inspires creativity and innovation, which can be and are already being mobilised to tackle key societal questions, such as climate change. Finally, cultural heritage and traditional knowledge can boost communities resilience, thus contributing to a more sustainable future.
The European Green Deal needs cultural heritage to succeed. Yet art, culture and heritage – none of these words currently appear in the EGD. This project aims to help place Europe s culture and cultural heritage at the heart of the EGD.
Methodology for the Project
In 2019, ICOMOS issued a report entitled The Future of Our Pasts: Engaging Cultural Heritage in Climate Action, outlining a positive, policy-based vision of the role of cultural heritage in responding to climate change.
The European Heritage Green Paper will correlate the relevant competencies of cultural heritage set out in the ICOMOS report to the topics of the EGD. The intention of the European Heritage Green Paper is to discuss heritage using the logic and vocabulary of climate action and climate science.
In the past months, the Expert Advisor Group and the Steering Committee for the European Heritage Green Paper have been formed and convened to discuss the project. The Expert Advisor Group is composed of several experts in various topics, such as renewable energy, circular economy, building renovation, clean energy, just transition and smart mobility, to mention a few. The members of the groups are (in alphabetical order): Antonia Gravagnuolo, Keith Jones, Johanna Leissner, Ian Lumley, Valeria Marcolin and Jermina Stanojev. The Steering Committee of the European Heritage Green Paper is composed of experts from Europa Nostra and ICOMOS, namely (in alphabetical order) José Alonso, Graham Bell, Guy Clausse, Stefan Simon and Paolo Vitti. Their work and consultation have been essential to finalise the Outline of the European Heritage Green Paper. The Outline covers the main ideas that will be presented in the Green Paper document, highlighting key ways in which cultural heritage can contribute to Europe’s green transformation.
February 9th, 2021
Un’approfondita analisi statistica ha dimostrato il legame tra picchi epidemici e cambiamenti stagionali nella pandemia di Covid-19 in Italia sviluppata da un team di ricerca internazionale composto da scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRISS), della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi Napoli Federico II, dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), del Dipartimento Ambiente della Regione Puglia e della Gallatin School of Individualized Study presso l’Università di New York. Gli scienziati sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo in relazione i dati di terapie intensive, decessi e positivi tra aprile e agosto. “Lo studio ha analizzato in maniera sistematica, da aprile ad agosto 2020, il rapporto tra terapie intensive e casi attivi e quello tra decessi e casi attivi. Due indicatori estremamente significativi nello studio dell’aggressività della malattia. Entrambi questi rapporti calano bruscamente a partire da maggio e, all’inizio di agosto, raggiungono valori quasi 20 volte minori rispetto al picco di inizio aprile”.
Secondo gli autori dello studio ci sono stati due fattori fondamentali a mitigare l’aggressività e la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 durante l’estate. Da una parte, ha spiegato il coautore Lorenzo di Natale, vi è “l’effetto fortemente sterilizzante dei raggi solari ultravioletti sul virus”, dall’altra “la nota stagionalità della risposta immunitaria, che in estate è più efficace e meno infiammatoria”. “Nella fase grave, Covid-19 si comporta essenzialmente come una malattia auto-immune, in cui i danni maggiori agli organi bersaglio, in primis i polmoni, sono generati dalla risposta infiammatoria del sistema immunitario nota come tempesta di citochine”, ha proseguito lo studioso. Questa alterazione della risposta immunitaria può innescare a sua volta insufficienza multiorgano e sindrome da distress respiratorio acuto o (ARDS), entrambe condizioni che spesso risultano fatali per i pazienti
Gli autori del nuovo studio hanno affermato che la “marcata stagionalità” della pandemia in Italia sembra essere presente anche in altri Paesi temperati, e ciò potrebbe spiegare come mai in aree povere e con condizioni igienico-sanitarie peggiori ma “calde e soleggiate” la letalità sia stata decisamente inferiore. Poiché stiamo per entrare in inverno e il rischio di una terza ondata è assolutamente da non sottovalutare, gli scienziati raccomandano di introdurre misure di contenimento adeguate e il rispetto delle norme anti-contagio di base (mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani), fino a quando la diffusione del vaccino non ci farà vincere la battaglia col virus. I dettagli della ricerca “The evolution of Covid-19 in Italy after the spring of 2020: an unpredicted summer respite followed by a second wave” sono consultabili sul database online BioRxiv e pubblicati sulla rivista scientifica specializzata “International Journal of Environmental Research and Public Health”.
February 9th, 2021
La tutela dei diritti dei c.d. riders, i fattorini che effettuano le consegne a domicilio, è oggetto oramai di una interessante casistica giurisprudenziale nei tribunali di diversi Paesi europei; tra le più recenti merita di essere segnalata l’ordinanza del 31 dicembre 2020 del Tribunale di Bologna. La decisione, in effetti, è una delle prime in cui un giudice del lavoro ha sancito l’illegittimità, in quanto discriminatorio, di un algoritmo utilizzato per gestire le prenotazioni delle sessioni di lavoro da parte dei rider. Secondo il Tribunale di Bologna l’algoritmo, utilizzato dalla società Deliveroo Italia s.r.l, è “cieco” e pertanto indifferente alle esigenze dei riders, e dei diritti loro riconosciuti dall’ordinamento. Il Tribunale ha quindi accolto il ricorso presentato da diverse organizzazioni sindacali (Filcams Cgil Bologna, Nidil Cgil Bologna e Filt Cgil Bologna), condannando la società convenuta, operante nel settore della consegna del cibo a domicilio, per condotta discriminatoria.
La pronuncia è importante sotto molteplici punti di vista. Innanzitutto, il Tribunale di Bologna ha confermato quell’orientamento giurisprudenziale che applica il rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente (cfr. Corte di Cassazione, sentenza n. 1663 del 24 gennaio 2020). Infatti, anche in relazione ai riders l’organizzazione del lavoro, accompagnata dalla personalità e dalla continuità della prestazione rendono l’attività del collaboratore equiparabile a quella di un lavoratore dipendente, con l’integrale applicazione e l’equivalente protezione della disciplina del lavoro subordinato.
In secondo luogo, e passando ad esaminare il merito del caso in esame, il giudice del lavoro ha accertato il carattere discriminatorio del funzionamento dell’algoritmo, utilizzato dalla società per stabilire le modalità di accesso alla prenotazione delle sessioni di lavoro, tramite la piattaforma digitale. L’algoritmo, infatti, penalizzava, senza operare alcuna distinzione, tutte le forme di astensione dal lavoro (incluse quelle derivanti dall’esercizio dei diritti sindacali, ad esempio quello di sciopero), determinando una diminuzione del punteggio dei riders con conseguente retrocessione nella fascia di prenotazione e quindi con minori occasioni di lavoro.
In effetti, una volta avuto inizio il rapporto di lavoro con la società convenuta (ciò avviene normalmente con la conclusione di un contratto che deve essere sottoscritto e restituito alla società via e-mail) il rider riceve delle credenziali per accedere alla piattaforma informatica e, quindi, dopo aver inserito le credenziali, può decidere liberamente se accettare o rifiutare qualunque proposta di servizi. Per prenotarsi e ricevere le proposte, il rider ha due canali alternativi: può ‘loggarsi’ in tempo reale con il sistema denominato free log in, oppure può utilizzare un sistema di prenotazione in anticipo (self-service booking). Quest’ultimo sistema (che riguarda il caso in esame) prevede la possibilità per i riders, ogni lunedì di accedere al calendario della settimana successiva e prenotare le sessioni di lavoro (slot) in cui intendono ricevere proposte di servizi; il rider, accedendo al sistema di prenotazione, può selezionare tre diverse fasce orarie (11.00; 15.00; 17.00). Ora, l’assegnazione della fascia di lavoro non è casuale ma si basa su un algoritmo dipendente da due differenti indici: un indice di affidabilità, ed un indice di partecipazione nei picchi. Il valore dell’indice di affidabilità è determinato dal numero delle occasioni il cui il rider, pur avendo prenotato una sessione, non ha partecipato (cioè, non si è loggato entro i primi quindici minuti dall’inizio della sessione). Il valore dell’indice di partecipazione dei picchi dipende, invece, dal numero di volte in cui ci si rende disponibili per gli orari del fine settimana (dalle ore 20 alle ore 22 dal venerdì alla domenica), in cui è maggiore la richiesta di consumo di cibo a domicilio. In altri termini, i valori di questi indicatori determinano le statistiche di ogni rider: tali statistiche determinano la priorità delle prenotazioni per le diverse sessioni di lavoro. Poiché queste ultime si riducono in maniera progressiva, far parte della prima fascia offre maggiori possibilità di assegnazione nei vari slot e, quindi, origina maggiori possibilità di lavoro.
Tali modalità di servizio possono avere allora un impatto negativo sull’esercizio dei diritti sul lavoro. Ad esempio, il diritto di sciopero. Il rider che aderisce ad uno sciopero e non cancella almeno 24 ore prima del suo inizio la sessione prenotata può subire un trattamento discriminatorio, rischiando di veder peggiorare le sue statistiche ed i conseguenti vantaggi nella scelta prioritaria della sessione di lavoro e subire una limitazione della scelta dei turni. Questo perché la piattaforma non tiene conto delle motivazioni per cui il rider cancella la sua prenotazione. L’unico modo a disposizione del rider per evitare gli effetti pregiudizievoli della adesione allo sciopero sarebbe quello di cancellarsi dalla sessione prenotata in anticipo, con la conseguenza tuttavia di rinunciare all’iniziativa di astensione collettiva. Va ricordato che il diritto di sciopero, diritto garantito dalla Costituzione e dai trattati internazionali in materia di cui l’Italia è parte (v. l’art. 8 del Patto sui diritti economici, sociali e culturali, l’art 6 della Carta sociale europea (riveduta) e non da ultimo l’art. 28 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE), è caratterizzato dalla mancanza di preavviso, anche quando ciò comporti difficoltà organizzative e necessità di sostituzione da parte del datore di lavoro, oltre che eventuali danni economici. Analoghe considerazioni valgono per le altre cause legittime di astensione dal lavoro (quali malattia, esigenze legate alle cure di figli minori) che comportano sempre le stesse conseguenze afflittive nei confronti dei riders.
È proprio l’’indifferenza’, la presunta neutralità con cui opera l’algoritmo, l’oggetto delle censure del Tribunale di Bologna. L’algoritmo infatti produce come effetto di riservare il medesimo trattamento a situazioni diverse (equiparando chi non partecipa per futili motivi alla sessione di lavoro con coloro che esercitano il proprio diritto di astensione collettiva), ed origina una discriminazione indiretta (in quanto, dando attuazione ad una disposizione apparentemente neutra, si pone una determinata categoria di persone in una posizione di potenziale svantaggio). Secondo i giudici, inoltre, una chiara volontà della società convenuta di discriminazione è desumibile anche dal fatto che le uniche ipotesi ammesse di giustificazione della mancata partecipazione alla sessione di lavoro sono rappresentate solo dai casi di sinistro (su turni consecutivi che impediscono la prosecuzione dell’attività lavorativa) oppure dai casi in cui vi sia stato un problema tecnico della piattaforma. Unicamente in queste ipotesi è previsto l’intervento correttivo sul programma che elabora le statistiche dei riders, e la conservazione del “ranking reputazionale”.
Sulla base di tale analisi i giudici del Tribunale di Bologna hanno riconosciuto la natura discriminatoria del sistema di prenotazione (che non è più in vigore in Italia dal 2 novembre 2020) e hanno ordinato la rimozione dei relativi effetti, con condanna della convenuta alla pubblicazione della sentenza sul proprio sito internet e su un quotidiano di tiratura nazionale, oltre che il risarcimento dei danni a favore dei ricorrenti. La sentenza insomma rappresenta un importante tassello relativamente alla tutela dei diritti fondamentali nell’ambito delle nuove forme di lavoro rientranti nella c.d. Gig economy.
February 9th, 2021
June 2021 marks the 10th anniversary of the adoption by the Human Rights Council of the United Nations Guiding Principles on Business and Human Rights (UNGPs). For the occasion the UN Working Group on Business and Human Rights has launched a new project to chart a course for a decade of action on business and human rights.
Accordingly, the Working Group has performed a broad global consultation with several stakeholders with the goal of taking stock of achievements to date, assessing gaps and challenges, and developing an ambitious vision and roadmap for implementing the UNGPs more widely and more broadly between now and 2030.
CNR-IRISS has contributed to the survey, with a document authored by Dr Marco Fasciglione, researcher and PI of the Corporate human rights and environmental due diligence and the promotion of COrporate REsponsibility (CORE) research programme.
February 9th, 2021
I presupposti teorici del lavoro pongono le basi per svolgere un’analisi esplorativa sul ruolo delle communities informali operanti in un ambito urbano, con l’obiettivo di comprendere fino a che punto la loro attività possa influire sulla produttività dell’economia locale. La chiave di lettura del fenomeno è quella che considera tali communities come quei gruppi sociali, formati con libera adesione, con il ruolo, colto dall’osservazione dei rispettivi critical tasks, di development clubs, o anche di reti sociali, connesse con le istituzioni formali, nell’intento di ampliare le capacità dell’economia locale. Il lavoro avvia una ricerca esplorativa sui Centri Sociali (da ora in poi solo CS), intesi come communities informali, operanti nell’area del Comune di Napoli, cercando di stabilire a quale livello la loro attività possa corrispondere con gli obiettivi di buona governance urbana, sanciti dall’EU Urban Agenda, ‘Pact of Amsterdam’, del maggio 2016. A tale scopo, la nostra analisi si focalizzerà su tutti i CS dell’area di osservazione (32 casi in totale) e sull’eventuale rispondenza tra la loro attività con due specifiche priorità, rispetto alle quali l’Ex-Asilo Filangieri è stato già considerato, per le sue capacità di azione, una best practice. Si tratta delle attività che contribuiscono alla creazione di posti e capacità di lavoro in ambito culturale e creativo, nonché di quelle attività che, attraverso partenariati tra cittadini e istituzioni, contribuiscono a migliorare i processi di public procurement.
Dalla documentazione disponibile sui CS napoletani, prodotta dalle analisi di scienze storiche e sociali, è già noto che con la loro formazione, partita sin dagli anni ‘80, si sia avviato un processo di maggiore consapevolezza in termini di civicness e di agire collettivo per il territorio (Rossi, 2009; Dines, 2012). Più di recente, studi empirici basati su case studies, hanno valutato il grado di emancipazione delle pratiche ed esperienze di partecipazione ai processi di pianificazione urbana per l’area di Bagnoli (Ragozino, Varriale, forthcoming). D’altra parte, tuttora manca una visione complessiva dei CS cittadini che ne possa facilitare l’analisi in un’ottica di urban development. In tal senso, sarebbe importante capire tra i CS osservati quanti svolgano attività riconoscibili come critical tasks. Laddove sarebbe importante cominciare a stabilire azioni di policypiù efficaci e utili a rendere stabile la loro funzione critica per lo sviluppo.
Al fine di fornire un contributo in tal senso, il presente studio presenterà in primo luogo l’elenco dei CS attivi nell’area del Comune di Napoli, poi l’analisi cronologica delle occupazioni, delle funzioni d’uso che ciascun CS ritiene di aver ristabilito, e, infine, l’analisi della distribuzione merceologica delle attività per categorie Unioncamere/Symbola e delle rispondenze di queste ultime con le priorità espresse dall’UE Urban Agenda. I risultati, che testano ipotesi su dati dichiarativi, si prestano alla migliore specificazione delle domande di ricerca per lo sviluppo futuro dell’analisi.
February 9th, 2021
Sulla base delle esperienze di ricerca condotte nell’ambito del Progetto RICArt, il presente studio offre la descrizione di alcuni casi, in cui iniziative in ambito artigianale e creativo, basate sulla libera partecipazione, si incrociano con quelle che progettano il riutilizzo di luoghi abbandonati, e con alcune ipotesi di creazione di impresa in diversi ambiti produttivi (design, mobili e arredamento).
Il lavoro porta in evidenza il forte nesso tra Artigianato e Comunità, quale indissolubile legame ai fini di uno sviluppo locale per self-discovery.
La lettura dei casi mette in evidenza alcune aree ad elevato potenziale imprenditoriale (entrepreneurial discovery) nell’area urbana di Napoli e, in esse, il ruolo critico dell’artigianato artistico. Laddove, accompagnare il processo di emersione dell’idea imprenditoriale, più che di avviare processi innovativi, risulterebbe la risultante spontanea del fare Comunità.
In particolare, tra le principali funzioni del Mercato Meraviglia, c’è quella di riaprire all’uso dei cittadini-residenti un luogo di pregio, altrimenti inutilizzato. Poi, di averlo utilizzato, organizzato come ambito di partecipazione sociale e scambio di conoscenze, quindi, di aver stabilito, attraverso i momenti di mercato, linee di dialogo tra artigiani-artisti e giovani designer, locali ed esterni al contesto. Infine, quella di accompagnamento allo start-up di nuove attività.
In ciascuno di questi ambiti di azione, sarebbe, a questo punto, possibile trovare gli interlocutori per facilitare l’avvio di progetti di sviluppo del territorio. In primis, le Istituzioni locali con responsabilità sull’utilizzo e sfruttamento dei beni del patrimonio culturale.
Negli altri due casi, accomunati dall’esser stati già riconosciuti dalle Istituzioni locali come atti all’uso civico dei luoghi, i laboratori artigianali sarebbero in grado di attivare circoli virtuosi più ampi a livello di welfare sociale. Tra i più grandi vantaggi c’è infatti quello dell’avvicinamento dei giovani residenti al mondo produttivo. In questi casi l’artigianato è risorsa critica perché partecipa al processo di emersione delle preferenze. In quest’ambito, l’interlocutore istituzionale privilegiato per l’avvio di progetti utili al territorio non sarebbe solo quello preposto al land use, ma anche quelli che sovrintendono alle dinamiche del mondo lavorativo e produttivo.
February 9th, 2021
Il tema imprese e diritti umani rappresenta un settore di studio sempre più importante posto la centralità che esso ha acquisito nel dibattito sulla governancedell’ordinamento economico-sociale contemporaneo. Un interessante incontro su tali questioni è stato celebrato il 10 Novembre con il terzo episodio del ciclo di incontri su Business and Human Rights Developments in Southern Europe. Si tratta di una serie di eventi organizzata con l’obiettivo di analizzare il dibattito in materia di imprese e diritti umani nella prospettiva degli ordinamenti giuridici degli Stati dell’Europa meridionale ed organizzati dalla Facoltà di diritto della Universidade Nova di Lisbona e dal British Institute of International and Comparative Law. Il seminario ha analizzato lo stato di avanzamento del dibattito in materia di imprese e diritti umani in Italia ed il processo di attuazione dei Principi Guida ONU del 2011 nel nostro ordinamento giuridico. Particolare attenzione è stata dedicata all’impatto sull’ordinamento giuridico interno che potrà derivare dall’adozione di un trattato internazionale su impresa e diritti umani (le cui negoziazioni sono in corso) e dall’avvio presso le istituzioni UE del processo legislativo volto ad introdurre una direttiva in materia di due diligence d’impresa sui diritti umani. All’evento è intervenuto il dott. Marco Fasciglione, ricercatore CNR-IRISS, e PI del progetto di ricerca CO.RE. Corporate Human Rights and Environmental Due Diligence e la Promozione della Corporate Responsibility.
February 9th, 2021
L’imprevedibile “emergenza internazionale di salute pubblica” – così come definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – causata dal nuovo Coronavirus, ha creato una situazione critica che vede coinvolti i principali attori del Sistema Sanitario. Un’emergenza che ben presto è divenuta pandemia globale generata dalla diffusione di una malattia che l’OMS ha codificato con il nome di Covid-19. La seconda pandemia del secolo, il cui virus appartiene alla famiglia dei Coronavirus, chiamato così per la presenza di punte sulla superficie che formano una corona, visibili tramite microscopio elettronico.
Il virus in esame, inizialmente trasmissibile da persona a persona secondo un fattore R4 – secondo il quale ogni singola persona può infettarne altre quattro – ha oggi raggiunto un tasso pari a R3. Appare opportuno precisare che il tasso di riproduzione di base (R), maggiore di 1, indica infatti la presenza di un’infezione pandemica. Per il contenimento dell’epidemia, il fattore “Erre” come ampiamente condiviso in letteratura scientifica deve essere minore di 0. L’alto tasso di contagiosità ha costretto prima l’OMS a dichiarare lo stato di pandemia il giorno 11 marzo 2020 e poi il Governo e il Ministero della Salute a dare attuazione ad un piano pandemico stilato secondo le linee guida concordate con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il piano ha lo scopo di consentire ai Paesi di prepararsi a far fronte ad un’epidemia, individuando le azioni utili per ridurne la trasmissione attraverso misure di distanziamento sociale, aventi lo scopo di ridurre la riproduzione per contatto, portando ad una diminuzione del numero di riproduzione di base (R). Per fronteggiare l’epidemia, il piano contempla, tra l’altro, la riorganizzazione delle strutture sanitarie pubbliche e private, e prevede, altresì, misure che coinvolgono il personale sanitario, garantendo loro il diritto della sicurezza sul lavoro. Tali misure hanno ad oggetto severe procedure di prevenzione e controllo delle infezioni (IPC): invero, l’OMS ha predisposto una serie di indicazioni per le attività sanitarie e sociosanitarie, volte ad un utilizzo razionale dei dispostivi di protezione individuale (DPI) durante l’assistenza ai pazienti. Infine, il piano pandemico si pone tra gli obiettivi generali la limitazione dell’impatto economico attraverso la garanzia dell’erogazione dei servizi essenziali quali quello elettrico, idrico, trasporti e delle telecomunicazioni.
In relazione a questo quadro complessivo e di conseguenza all’epidemia, prima definita, che ha colpito e che sta colpendo tuttora il nostro Paese e il resto del mondo, la Federazione Nazionali degli Ordini dei TSRM (Tecnici Sanitari di Radiologia Medica) e dei PSTRP (Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione), unitamente all’Ordine interprovinciale di Napoli, Caserta, Benevento e Avellino hanno inteso promuovere un Progetto di ricerca che si pone come obiettivo primario quello di individuare e successivamente valutare l’impatto che l’emergenza da Covid-19 sta avendo anche sugli operatori e professionisti sanitari afferenti agli Ordini dei TSRM e dei PSTRP.
Il Progetto di Ricerca, promosso dal Presidente Franco Ascolese, curato e diretto dal comitato editoriale della rivista “JAHC” – Journal of Advanced Health Care – poggia sulla volontà della comunità scientifica di porre l’attenzione su un’analisi che riguardi la sicurezza, la percezione del grado di pericolosità e dei fabbisogni anche degli operatori delle 19 professioni sanitarie. Tali professionisti, unitamente al personale sanitario – composto da medici ed infermieri – sono tra i protagonisti principali dell’attività di soccorso dei pazienti affetti da Covid-19, la cui attività risulta, quindi, fondamentale per il contrasto dell’emergenza sanitaria in atto.
L’obiettivo generale del Progetto di Ricerca è, allora, quello di analizzare la resilienza dei professionisti sanitari, ossia la capacità di far fronte ad una difficoltà e di individuare, nel contempo, le più opportune politiche di intervento e di sostegno da attuare nei confronti proprio dei professionisti sanitari: soggetti da sempre impegnati attivamente in prima linea per la tutela della salute di tutti i cittadini. Al fine di portare a compimento tale ambizioso obiettivo, per individuare i bisogni e dare risposte alle aspettative degli operatori sanitari, si è pensato di elaborare un questionario da somministrare alla più ampia platea possibile di operatori e professionisti sanitari.
Si è scelto, così, di impiegare il canale di distribuzione telematico (siti istituzionali, bollettini e newsletter) utilizzando una modalità di “campionamento di convenienza” rivolgendoci, invero, ai soli professionisti afferenti gli ordini TSRM e PSTRP. Un universo di riferimento molto esteso che racchiude le 19 professioni sanitarie, suddivisi in 61 ordini provinciali e interprovinciali composto da un numero pari a circa 170.000 unità; Numero che ha consentito all’analisi statistica oggetto del presente lavoro, di essere condotta su larga scala secondo la più ampia diffusione.
Tra gli obiettivi specifici del questionario, importanti per la specificazione degli obiettivi generali, sono stati predisposti una serie di indicatori ed indici, volti ad individuare il fenomeno statistico in esame. Innanzitutto si sono prese in considerazione le informazioni sociali e demografiche del target, che hanno permesso di capirne il sesso, l’età, il titolo di studio e lo stato relazionale ma anche il luogo di provenienza degli stessi. Per la valutazione dell’impatto dell’emergenza da Covid-19, è risultato altresì importante approfondire le informazioni concernenti l’attività lavorativa degli operatori: valutando per quale delle 19 professioni l’intervistato svolgesse la sua attività e lo stato attuale della posizione lavorativa (es: in ferie, a lavoro, studio chiuso in ottemperanza del DPCM). Questi ultimi items sono stati presi in considerazione anche in relazione al luogo di svolgimento dell’attività: in struttura pubblica o privata. Le valutazioni che più avanti saranno approfondite, hanno tenuto in debita considerazione le misure poste in essere dalle strutture sanitarie, inerenti la sicurezza sul lavoro degli operatori. Invero, ciò che si è voluto approfondire con tali item sono la possibilità per gli operatori sanitari, di godere di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) adeguati per qualità e quantità. Nell’elaborazione dei dati dell’attuale realtà socio-lavorativa, si è ritenuto importante misurare anche il livello (alto o basso) dell’esposizione al rischio di contagio da Covid-19 o, addirittura, il contagio vero e proprio dell’intervistato. Tra le aree di indagine più rilevanti, si è dato ampio risalto alla stima delle possibili forme di resilienza attiva che i professionisti sanitari hanno potuto attuare per far fronte all’emergenza pandemica. Ciò che è stato chiesto al professionista sanitario è un’auto-valutazione sull’efficacia della sua categoria professionale per fronteggiare le attuali esigenze del Sistema Sanitario. Ulteriore attenzione è stata data agli aspetti connessi a profili psicologici dei professionisti coinvolti nell’emergenza sanitaria: si è voluto misurare, difatti, il grado d’interesse o disinteresse nello svolgere l’attività lavorativa e naturalmente lo stato d’animo in relazione all’emergenza sanitaria. Continuando, si è voluto apprezzare la percezione dell’intervistato in relazione a tematiche di maggiore attualità quali, ad esempio, il differente approccio sistemico dovuto alla regionalizzazione dei Servizi Sanitari in Italia ed il conseguente dualismo tra il Nord ed il Sud del paese. In conclusione il questionario somministrato ha inteso misurare la percezione dei professionisti sanitari circa l’adozione di strumenti innovativi ad alto tasso tecnologico quali il ruolo della telemedicina/teleconsulto e la digitalizzazione delle attività.
Con l’intento di approfondire e rafforzare il progetto di ricerca in esame, si è ritenuto essere valevole procedere con uno studio di follow-up, invitando l’intervistato a rilasciare un recapito telefonico o, in alternativa, telematico. Difatti, per una proficua continuazione dello studio oggetto di tale elaborato, sarà somministrato all’intervistato un secondo questionario, da compilare in forma anonima, che si porrà l’obiettivo di analizzare e valutare l’evoluzione professionale e personale dell’impatto che il Covid-19 ha avuto sui professionisti sanitari.
February 9th, 2021
La collaborazione tra il MIPAAF e il CNR-IRISS prevede lo svolgimento di attività̀ che le due Amministrazioni coinvolte realizzano ognuna per le proprie competenze e perseguono l’obiettivo di contribuire al superamento delle criticità emerse, ai diversi livelli di governo, nella definizione e attuazione dei sistemi di controllo sulle attività di pesca.
Un sistema efficace di controllo svolge un ruolo essenziale nell’attuazione delle politiche e normative volte a garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività di pesca e la loro gestione coerente, finalizzata al conseguimento di benefici economici, sociali e ambientali. La pesca incide su risorse comuni, in un ambiente in cui non esistono confini; in questo ambito, dunque, più ancora che in altri settori, la definizione e attuazione di sistemi efficaci di monitoraggio, vigilanza, ispezione e contrasto alle attività illecite richiedono regole condivise, un approccio integrato e un’attuazione efficace e uniforme, che consenta di far fronte alla crescente internazionalizzazione delle attività di pesca.
In tale prospettiva, il Progetto di ricerca mira, in primo luogo, a supportare la definizione di un quadro normativo che sia in linea con i processi evolutivi in atto nell’ordinamento internazionale. Nell’ambito dell’UE, diversi studi hanno evidenziato l’inidoneità del regime di controllo esistente a garantire l’esecuzione della normativa unionale. Il processo di valutazione avviato ha condotto alla proposta di un nuovo regolamento sui controlli nel settore della pesca (COM/2018/368 final), attualmente oggetto di analisi e discussione da parte delle istituzioni comunitarie (2018/0193 (COD)).
Il Progetto intende, poi, supportare la costruzione di una rete informativa coordinata e integrata, che consenta di raccogliere e gestire in maniera efficiente le informazioni in possesso di tutti i soggetti coinvolti nelle attività di controllo sul settore della pesca e che consenta, altresì, all’Italia di dialogare e cooperare efficacemente sul piano europeo e internazionale. La proposta del nuovo regolamento UE introduce importanti novità in tema di disponibilità, qualità e condivisione dei dati, in linea con il sistema comune per la condivisione delle informazioni sul settore marittimo dell’UE (CISE), sviluppato nell’ambito della Strategia per la crescita blu.
Nel perseguimento di questi obiettivi, sotto la responsabilità scientifica della scrivente, il CNR-IRISS sta svolgendo attività volte alla ricostruzione e analisi critica del quadro normativo di riferimento e della prassi applicativa, ai diversi livelli di governo (internazionale, UE, nazionale); contestualmente, sono state avviate attività di analisi del contesto istituzionale e mappatura delle competenze e di ricognizione degli strumenti di raccolta e gestione delle informazioni e dei flussi informativi. Tali attività richiedono il coinvolgimento di tutti gli attori interessati (istituzionali e non) e sono finalizzate alla individuazione di criticità applicative, incertezze interpretative e buone pratiche e alla elaborazione di indicazioni di policy.
February 9th, 2021
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