Institute for Research on Innovation and Services for Development

Resilience - Innovation - Sustainable Development Transparency – Organization – Meritocracy

Dal 3 al 6 marzo il gruppo di ricerca dell’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Cnr-Iriss) sui processi decisionali collaborativi per il sistema porto-città, coordinato da Massimo Clemente, con Eleonora Giovene di Girasole, Gaia Daldanise, Benedetta Ettorre e Valeria Catanese, ha contribuito alle “Giornate napoletane”, iniziativa a cura del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, rivolta agli studenti dell’Accademia di Architettura di Mendrisio.

Durante la tre giorni docenti, architetti ed esperti, attraverso un denso programma di sopralluoghi, seminari e conferenze, hanno offerto agli studenti dell’Università svizzera una ricostruzione dei processi di sviluppo del Waterfront napoletano, allo scopo di dare loro le basi per la decodificazione delle tracce che ne raccontano la storia e il funzionamento. Dalla visita al Molo San Vincenzo, spazio che si sta finalmente restituendo alla comunità dal quale si può fruire di una interessante e suggestiva visuale della città di Napoli, alla visita all’area industriale del Porto di Napoli, un territorio molteplice e frammentato composto da diverse identità, forme e funzioni, sospeso tra la memoria del passato e l’attesa di una speranza futura.

E’ prorio nelle aree di interazione porto-città, la cui gestione e riorganizzazione sono spesso affidate a diversi enti, che si manifestano oggi notevoli conflitti spaziali, sociali ed ambientali. L’intervento di Massimo Clemente ha avuto l’obiettivo di sottolineare l’importanza dei processi di progettazione urbanistica collaborativa nelle aree d’interazione porto-città, fondati sulla sinergia tra pubbliche istituzioni, cittadini e associazioni e potenzialmente in grado di costruire nuovi modelli di governance orientati ad una visione strategica di sviluppo sostenibile delle città-porto, fondata sul dialogo tra cultura urbana e cultura marittima.

Per informazioni:
Massimo Clemente
Cnr-Iriss
m.clemente@iriss.cnr.it

March 8th, 2022

La riqualificazione del Lido Pola, storico ristorante e stabilimento balneare del litorale di Bagnoli abbandonato negli anni ’90 e già oggetto di una riqualificazione spontanea da parte della comunità dal 2013, è al centro di un progetto promosso dalla Comunità del “Lido Pola-Bene Comune” insieme con gli Istituti Iriss, Isasi, Ismar, Inm, Ibbrm e Ino del Cnr, alcune università del consorzio Conisma, Ingv, il Comune di Napoli e la Fondazione IDIS.

Il progetto ha superato la prima fase di valutazione del bando “Ecosistemi dell’Innovazione” promosso dall’Agenzia di Coesione Territoriale: “Po.L.A.R.S.” rappresenta il punto di partenza di un iter progettuale che vedrà il partenariato impegnato in diverse misure del PNRR e non solo. I protagonisti del progetto sono i ricercatori di diverse discipline -dalla biologia marina alla fisica quantistica, dalla geologia all’urbanistica, e altro ancora- e la comunità del Lido Pola-Bene Comune, impegnati in un laboratorio unico nel suo genere. La posizione strategica del nascente centro ne fa un luogo ideale per la ricerca sull’ambiente marino e litoraneo e sulle fonti di energia alternative e per la sperimentazione di tecnologie innovative. Il contesto di dismissione industriale nel quale si trova, con la relativa attività di bonifica e rifunzionalizzazione in itinere, lo rende un luogo elettivo per il monitoraggio ambientale, da un lato, e per il confronto con comunità attive e dinamiche che alimentano quotidianamente il dibattito sul futuro post-industriale del quartiere e sviluppano esperienze di auto-determinazione, formazione, inclusione sociale e di presidio del territorio.

Per informazioni:
Stefania Ragozino
Cnr-Iriss
s.ragozino@iriss.cnr.it

March 1st, 2022

L’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Cnr (Iriss-Cnr), con i suoi esperti, contribuirà alla prossima edizione del Master universitario di II livello “Pianificazione e progettazione sostenibile delle aree portuali”. Il Master si pone l’obiettivo di fornire gli approcci e gli strumenti per attivare processi rigenerativi delle aree portuali, fondati su rapporti di simbiosi tra porto e città, in una prospettiva di circolarizzazione economica, mediante tecniche innovative di supporto alla elaborazione di scelte progettuali sostenibili.

Il Master è volto alla formazione di professionisti capaci di integrare le discipline tecniche della pianificazione e della progettazione con la conoscenza delle dinamiche socio-economiche ed ecologico-ambientali, degli aspetti gestionali, giuridici e normativi, delle regole organizzative di funzionamento dei porti e delle aree portuali. Il progetto didattico fa riferimento a tre elementi fondamentali e caratterizzanti, che sono sottolineati anche nella denominazione del corso:

  • “area portuale”, intesa come parte della città, e indagata secondo una logica che supera l’approccio settoriale, in una prospettiva sistemica;
  • “progettazione e pianificazione”, concepite come attività fondate sull’integrazione creativa del rapporto tra il progetto ed il piano, dedotta a partire da approcci valutativi finanziari, economici, e multi-dimensionali;
  • “sostenibilità”, considerata come obiettivo del processo di progettazione e pianificazione, volta a migliorare l’efficienza economico/gestionale, la tutela ambientale, la qualità nel rapporto natura/artificio, gli impatti sull’occupazione.

Al Master, organizzato dal Dipartimento di architettura e dal Centro interdipartimentale di ricerca in Urbanistica Alberto Calza Bini dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e coordinato da Maria Cerreta (Associata Cnr-Iriss), contribuiranno docenti ed esperti nazionali ed internazionali e, in particolare del Cnr-Iriss, Massimo ClementeLuigi Fusco Girard, Gaia Daldanise e Eleonora Giovene di Girasole.

La durata del Master è di 1.500 ore per 60 CFU.

Termine presentazione domande: 31/03/2022 ore 12.00 tramite procedura telematica.

Per informazioni:
Massimo Clemente
CNR – Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo
m.clemente@iriss.cnr.it

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February 14th, 2022

Alessandro Castagnaro, Professore Ordinario di Storia dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II – Dipartimento di Architettura e Associato CNR-IRISS.

D.: Nel poderoso volume La Mostra d’Oltremare a Napoli. Ricerche storiche e restauro del moderno, curato con Aldo Aveta e Fabio Mangone, docenti del DiARC, viene illustrato il ruolo che la Mostra ebbe sin dall’inizio rispetto al territorio circostante “non solo in riferimento al quartiere Fuorigrotta, in cui ricade, ma anche a Bagnoli e all’intera area flegrea, come dimostrano i legami con le preesistenze”. A quali preesistenze fa riferimento?

R.: Penso alle Terme di Agnano, il più grande complesso italiano che sorge su antiche vestigia romane, opera del 1909 di Giulio Ulisse Arata, ma anche all’Ippodromo di Agnano, opera di Vetti Violi, architetto specializzato nella costruzione dei più importanti Ippodromi, o al Collegio Costanzo Ciano, di Francesco Silvestri, (in seguito divenuto Base Nato 1954-2012) che nasce assieme al complesso della Mostra e alla prima architettura di Carlo Cocchia, la Scuola di Equitazione.

D.: Quale rapporto intercorre tra il complesso della Mostra d’Oltremare e il disegno complessivo della città?

R.: Il complesso della Mostra non può essere affrontato senza considerare il Piano Regolatore Generale del 1936 – ’39 redatto dalla Commissione presieduta da Luigi Piccinato. Prima di allora Fuorigrotta era un Rione denominato Castellana, fu proprio il piano a estenderne programmaticamente i confini verso ovest, attrezzando un’intera area che, dall’uscita della galleria, sarebbe giunta fino alla piana di Bagnoli, altro luogo che lamenta oggi l’esigenza di interventi di rigenerazione urbana.

Si pensi alle residenze che sorgono in quegli anni nel quartiere Fuorigrotta, o agli impianti sportivi che caratterizzano le trasformazioni successive con lo Sferisterio progettato da Franco Tortorelli, la Piscina scoperta (1940) o la già menzionata Scuola di Equitazione (1939), tutte opere che ne contraddistinguono e segnano lo sviluppo.

D.: Quale importanza riveste il complesso della Mostra d’Oltremare rispetto al tema dell’Architettura Moderna?

R.: Il complesso della Mostra, con i suoi 36 edifici disposti su un terreno di ca. 1.000.000 di mq fu concepito per la parte urbana da Marcello Canino ma alla sua composizione parteciparono alcuni dei più rinomati architetti del momento. Se è vero, infatti, che il linguaggio che caratterizza la maggior parte delle opere esprime il monumentalismo tipico dell’architettura degli anni Trenta è altrettanto vero che accanto a quelle opere connotate da un marcato simbolismo se ne aggiunsero altre considerate autentici episodi di ‘modernità’, come testimoniano le opere di Carlo Cocchia e Giulio De Luca o gli interventi degli architetti più giovani, allievi della Facoltà di Architettura di Napoli che collaborarono numerosi agli interventi di restauro e nuove realizzazioni in atto. In quegli anni, infatti, la Mostra divenne terreno fertile per la sperimentazione di nuovi linguaggi, come dimostra la realizzazione di edifici e soluzioni ascrivibili all’architettura “razional-funzionalista” tra queste citiamo la Funivia e l’Arena Flegrea di Giulio De Luca, il Ristorante con Piscina, le Serre Botaniche (demolite nel 1984) e l’Acquario Tropicale di Carlo Cocchia, per restare ai più noti.

D.: Ha citato la Facoltà di Architettura dell’Università Federico II, quale ruolo ebbe nella realizzazione della Mostra d’Oltremare?

R.: Il ruolo che assunse la Facoltà di Architettura – nata nel 1928 e ‘ufficializzata’ nel 1935-, fu quello di una vera e propria palestra esercitativa per i giovani allievi che furono coinvolti nei lavori della Mostra e che, sia pure impegnati su edifici e temi considerati ‘minori’, seppero imprimere una accelerazione significativa all’architettura di quegli anni utilizzando al meglio le occasioni progettuali loro offerte dall’immenso ‘cantiere’ della Mostra.

D.: Qual è stata la ‘fortuna’ della Mostra d’Oltremare rispetto alle coeve esperienze del panorama architettonico italiano?

R.: Concepita pressoché negli stessi anni in cui vennero realizzati il quartiere espositivo dell’Eur a Roma o il progetto delle Sette Città di Fondazione connesse ai lavori conseguenti alla bonifica pontina – tutti interventi assai noti e studiati-, la Mostra d’Oltremare non è mai decollata a livello nazionale per conoscenza e diffusione al pari delle altre realtà architettoniche. Eppure, diversamente da molti di quegli esempi declinati prevalentemente in chiave di “retorica littoria”, la Mostra si contraddistinse per una maggiore apertura ai temi del moderno e ad un interessante rapporto tra artificio e verde.

D.: Potrebbe illustrare la genesi del progetto multidisciplinare di costruzione del sistema di conoscenza documentato nel volume?

R.: Il volume raccoglie l’esito di un progetto multidisciplinare e multi scalare di ricerca avviato nel 2012 a seguito della convenzione siglata tra il direttore del Dipartimento di Storia dell’Architettura e Restauro dell’Università Federico II – Professore Benedetto Gravagnuolo – e la Mostra d’Oltremare e proseguito negli anni da 45 studiosi delle discipline della Storia dell’architettura e del Restauro, del Disegno, del Progetto etc., appartenenti prevalentemente all’Ateneo federiciano con la partecipazione di docenti dell’Università Suor Orsola Benincasa e dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ed è pertanto il frutto di una esemplare sinergia tra alcuni dei maggiori poli universitari campani.

D.: Alla luce delle ricerche condotte, quali sono le vocazioni future auspicabili per una effettiva rigenerazione funzionale della Mostra d’Oltremare?

R.: Le condizioni attuali di degrado e di abbandono nelle quali versa il complesso della Mostra, che ha perso l’opportunità del finanziamento europeo e il riconoscimento nella lista dei patrimoni Unesco, richiedono nuove visioni strategiche.

Essendo baricentrica rispetto al quartiere occidentale, la Mostra potrebbe rappresentare realmente un volano per la rigenerazione dell’intero quartiere, da destinare non, come avvenuto nel 1938-’40, a funzioni esclusivamente espositive, né a Fiera della casa (dal 1952), ma quale complesso multifunzionale di cui potranno essere rimesse in funzione alcune architetture per ciò che erano, penso alla chiesa progettata da Roberto Pane o alle architetture per lo sport e lo spettacolo, destinando gli spazi verdi contrassegnati dal superbo sistema scenografico ed evocativo delle fontane a parco cittadino per la cura dello sport e il tempo libero.

February 7th, 2022

Al via le iscrizioni alla quinta edizione della Business and Human Rights Summer School che si terrà dal 27 giugno al 1° luglio 2022.

Il corso, il primo in Italia dedicato specificamente allo studio delle diverse problematiche sollevate dall’impatto delle attività d’impresa sui diritti umani, nasce dal partenariato scientifico tra il CNR-IRISS, l’Università di Milano, la Wagenigen Universtity and Research e l’associazione HRIC.

La Summer School costituisce uno dei risultati delle attività di ricerca condotte all’interno del progetto “CO.RE. Corporate Human Rights and Environmental Due Diligence and the promotion of Corporate Responsibility”, coordinato da Marco Fasciglione, ricercatore CNR-IRISS e Co-direttore della Summer School.

Le lezioni si terranno presso la Scuola di Alta Formazione dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” in Procida.

La Summer School, che vanta il supporto del Comitato interministeriale per i diritti umani – CIDU, persegue l’obiettivo di accrescere la conoscenza dei partecipanti, studiosi, giovani ricercatori, professionisti del settore legale, funzionari d’impresa, provenienti da tutto il mondo, circa le principali sfide che riguardano il dibattito contemporaneo su impresa e diritti umani, mantenendosi al passo con gli attuali sviluppi rilevanti a livello nazionale, regionale e internazionale.

Il programma generale si concentra sul contenuto dei Principi Guida delle Nazioni Unite su impresa e diritti umani e sulla loro attuazione a livello nazionale e internazionale.

Le lezioni saranno organizzate in tre moduli: a) il dovere dello Stato di proteggere i diritti umani; b) la responsabilità delle imprese di rispettare i diritti umani; e c) l’accesso delle vittime al rimedio, e sono tenute da alcuni dei maggiori esperti internazionali in questo settore.

Per informazioni contattare il dott. Marco Fasciglione, Principal Investigator del progetto “CO.RE. Corporate Human Rights and Environmental Due Diligence and the promotion of Corporate Responsibility – m.fasciglione@iriss.cnr.it; +39 081 2470991

February 7th, 2022

Articolato in quattro sezioni principali che documentano le ragioni e l’urgenza della ‘riscoperta’ e messa in valore di uno dei brani più significativi della Napoli contemporanea – ma anche, e inspiegabilmente, dei più a lungo ignorati dalla storiografia – il poderoso e ben documentato volume “La Mostra d’Oltremare nella Napoli occidentale. Ricerche storiche e restauro del moderno”, curato da Aldo Aveta, Alessandro Castagnaro e Fabio Mangone, docenti del Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II, ripercorre le alterne vicende storiche e le scelte culturali e politiche che hanno contrassegnato l’evoluzione del complesso espositivo nel tempo, dalla sua originaria organizzazione e struttura agli sviluppi più recenti, evidenziando il patrimonio di valori, significati e simboli che lo contraddistingue per pervenire alla costruzione di un solido sistema di conoscenza, supporto indispensabile per garantirne la futura ‘rinascita’.

Dedicato alla figura di Benedetto Gravagnuolo – preside della Facoltà di Architettura della Federico II, nel 2012 direttore del Dipartimento di Storia dell’Architettura e Restauro e responsabile scientifico della convenzione siglata con la Mostra d’Oltremare con la quale ebbe avvio il progetto – il volume si apre con le Presentazioni delle autorità che ne hanno avallato e sostenuto negli anni la realizzazione per proseguire con l’Introduzione a firma dei curatori in cui vengono tracciate le linee metodologiche e d’indirizzo poste alla base del complesso progetto multi scalare e multidisciplinare di ricerca.

Il ricco portfolio fotografico di Paolo De Stefano separa la parte introduttiva dalle presentazioni, rispecchiandosi idealmente nel repertorio di immagini del 1940 e nel portfolio firmato da Florian Castiglione a conclusione del volume, a sottolineare il ruolo centrale della fotografia quale formidabile strumento di ‘lettura’ e tutela del patrimonio architettonico.

Ma è nei tempi della storia che il volume trova la sua più significativa ed efficace chiave di lettura, come sottolineano le stesse titolazioni assegnate alle quattro sezioni in cui è strutturato il corpus degli scritti. È proprio la variabile tempo a contrassegnare, più d’ogni altra, il destino della Mostra: il tempo del progetto e della messa a punto (1936-’40); il tempo della distruzione e della dimenticanza (il dopoguerra); il tempo della ricostruzione e dell’auspicata rinascita (gli anni ’50); il tempo del declino e della negazione, culminato nel dopo terremoto degli anni ’80 con l’abbattimento delle Serre Botaniche di Carlo Cocchia, vero “manifesto dell’architettura razional-funzionalista a Napoli” (Castagnaro, p.162); fino ad arrivare agli interventi attuati in occasione dei Mondiali di Calcio Italia ’90 che interessarono, alterandola profondamente, l’area di piazzale Tecchio e agli anni della speranza e del progetto (1998-2005) durante i quali fu finalmente avviata una nuova visione progettuale e strategica del complesso.

Dal 2012 si è cominciato nuovamente a guardare alla Mostra come a un importante tassello nell’organizzazione funzionale della città, ricollocandola in quella dimensione urbana e territoriale che le appartiene per impostazione e per progetto e che oggi condivide con la nuova estensione politica e territoriale assegnata a Napoli città metropolitana.

I curatori del volume rintracciano sapientemente tale dimensione, facendo emergere di volta in volta i valori storico-artistici e identitari della Mostra, tenendo come orizzonte le sue molteplici vocazioni funzionali, risorsa indispensabile per riaffermare il ruolo strategico svolto, allora come oggi, dal complesso quale straordinario elemento di coesione territoriale e cerniera capace di rammagliare il quartiere Fuorigrotta a Bagnoli e all’area flegrea in una visione sistemica, territoriale e dinamica, dell’intera area occidentale della città.

Il recupero e la valorizzazione della Mostra d’Oltremare tra istanze storiche, istanze conservative e istanze progettuali non potrà che avvenire a partire dalla costruzione di un accurato e solido impianto conoscitivo che i 45 autorevoli studiosi – appartenenti prevalentemente all’Ateneo federiciano con la partecipazione di docenti dell’Università Suor Orsola Benincasa e della Università della Campania Luigi Vanvitelli – delineano con rigore di metodo e acume critico, attraverso analisi puntuali e approfondimenti documentali in molti casi inediti, portando in primo piano il molteplice patrimonio materiale e immateriale della Mostra e l’esigenza di prevederne la conservazione e la tutela a partire dal restauro dei suoi patrimoni fragili.

Il tutto nella lucida consapevolezza che solo tale sistema di conoscenza – storica, artistica, contestuale, urbana, territoriale, architettonica, materica, gestionale – potrà fornire lo strumento indispensabile per progettare – come si afferma nell’Introduzione – “destinazioni future degne non solo del valore architettonico del complesso, ma anche delle potenzialità funzionali che tale unicum può dispiegare rispetto al più vasto comparto urbano” (p.39).

Risorse

February 7th, 2022

In the framework of H2020 BE.CULTOUR project, coordinated by CNR-IRISS, a series of local workshops has been launched in November 2021 making it possible for local stakeholders (from private, public, academic and civil society) to join the local Heritage Innovation Networks.

The Community of Practice (CoP), being one of the four levels of engagement in the broader Be.CULTOUR Community, is set to foster regional development through circular cultural tourism in Europe. The Community of Practice consists of six pilot regional ecosystems actively engaged in knowledge-sharing and exploitation of Be.CULTOUR approach, methodology, tools, and innovative solutions for sustainable and circular cultural tourism. One of the main objectives is to co-develop 6 Action Plans for sustainable and circular cultural tourism by establishing collaborative Heritage innovation networks. The CoP includes heritage sites in Larnaca (Cyprus), Aragon (Spain), Basilicata (Italy), Västra Götaland (Sweden), North-East Romania (Romania) and Vojvodina Region (Serbia).

In particular, the CNR-IRISS is supporting as scientific mentor the team of the Agenzia di Promozione Territoriale – APT Basilicata – assisted by MateraHub – in the implementation of the project in the selected pilot area of Vulture and Alto Bradano. It is a pilot initiative that is fully in line with the new Regional Strategic Plan for Tourism Marketing. The first Local Workshop, held on 25 November, has involved about 25 participants from the tourist-cultural, agrifood and craft sectors.

In general, the main goals of the first Local Workshops are to share common challenges and create opportunities, gain theoretical knowledge and discover best practices in circular cultural tourism, but also learn about human-centred design and experiment with participatory approaches and co-creation methodologies in online and offline spaces.

In the first part of 2022, the members of the Be.CULTOUR Community of Practice will organise the second sessions of the Local Workshops. In the meanwhile, the CoP will participate in some training sessions in which the scientific team of the project will present strategies for the project activities planned for the coming months.

In order to remain updated about the project, follow the social media Facebook, Twitter, LinkedIn and Instagram, and subscribe to the newsletter here.

February 7th, 2022

Pubblica selezione per il conferimento di n° 1 assegno “Professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca progetto “Una rete da pesca per la filiera dei rifiuti marini – FIRM”, finanziato dalla Regione Campania con D.D. n° 217 del 17/09/2021 nell’ambito del Bando di attuazione Multi-misura 1.26, 1.40 e 5.68 del PO-FEAMP 2014-2020 approvato con D.D. n° 167 del 06/08/2020. Misura 1.26 (CUP B29J21003950009).

Scadenza: 14/02/2022

January 26th, 2022

Pubblica selezione per il conferimento di n° 1 assegno “Professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca progetto “Una rete da pesca per la filiera dei rifiuti marini – FIRM”, finanziato dalla Regione Campania con D.D. n° 217 del 17/09/2021 nell’ambito del Bando di attuazione Multi-misura 1.26, 1.40 e 5.68 del PO-FEAMP 2014-2020 approvato con D.D. n° 167 del 06/08/2020. Misura 5.68 (CUP B29J21003950009).

Scadenza: 14/02/2022

January 26th, 2022

The call for papers for the Special Issue “The Faro convention, heritage communities and sustainable development: towards collaborative approaches for cultural heritage management and enhancement” has been published on the website of Sustainability.

Sustainability is an international, cross-disciplinary, scholarly, peer-reviewed and open access journal of environmental, cultural, economic, and social sustainability of human beings.

https://www.mdpi.com/journal/sustainability/special_issues/Sus_Communities_Heritage

The Special Issue, edited by Cnr Iriss researcher Eleonora Giovene di Girasole, with  Enrico Eraldo Bertacchini (Department of Statistics, University of Turin) and  Fortuna Procentese (Department of Humanities, University Federico II) aims to examine the “Convention on the value of cultural heritage for society” (Faro Convention), that recognizes cultural heritage in both its material and immaterial dimensions, as linked to the identity of places and communities, constituting a shared source of legacy, understanding, identity, cohesion and creativity.

This broad conceptualization of heritage, which also refers to the role and function of civic participation, opens the perspectives to many possible intercultural and inter-institutional collaborations and to innovative ways of promoting the development of cultural sites, communities and heritage. The coexistence of different values and social actors shows the need to overcome the collective action dilemmas that characterize the conservation, use, maintenance and management of the common goods.

Starting from these principles the Special Issue, in a transdisciplinary perspective, aims at investigating the innovative models of governance and management based on collaboration, cooperation and active involvement of communities, oriented to the implementation of strategies for promoting innovative forms of social cohesion and spatial regeneration in urban and rural contexts.

Scholars are invited to submit papers that will show new approaches referring (not exclusively) to the following topics:

  • Places, participation, values and connections
  • Individual and collective fights in the participatory management of heritage
  • Cultural commons, valorization and urban regeneration
  • Collaborative governance, management and business development
  • Identity of places, attachment, belonging and sense of community
  • Coexistence, ties, and memory

The deadline for contributions submissions is 30 November 2022.

Per informazioni:
Eleonora Giovene di Girasole
CNR IRISS
via Cardinale Guglielmo Sanfelice, 8 Napoli
eleonoragiovene@gmail.com
0812470950

Vedi anche:

January 20th, 2022

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