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06/09/21 Fasciglione Marco
Intervista al Presidente del CIDU, il Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, per alcune riflessioni sul processo di adozione del nuovo PAN e più in generale su di un tema, quale quello riguardante la prevenzione dell’impatto negativo sui diritti umani delle operazioni economiche delle imprese.
Nel 2016 l’Italia ha adottato il primo Piano d’azione nazionale su impresa e diritti umani con lo scopo di avviare l’attuazione dei Principi Guida ONU su imprese e diritti umani del 2011. Nel 2021 il Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU) ha avviato il lavoro per l’adozione di un secondo piano di azione che succederà a partire dal 2022 al precedente.
Dieci anni orsono, nel giugno 2011, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite adottava i Principi Guida su imprese e diritti umani, un insieme di raccomandazioni e linee guida destinate a disciplinare l’impatto negativo sui diritti umani delle operazioni economiche delle imprese su scala globale.
Nel corso degli anni, i Principi Guida (la traduzione in italiano è disponibile in OpenAccess nella Collezione CNR – IRISS ‘Impresa e diritti umani’) sono stati riconosciuti da Stati, imprese, Organizzazioni internazionali, organismi della società civile, professionisti d’impresa, avvocati, ecc.
L’adozione dei Principi Guida tuttavia non deve essere considerata la conclusione del processo di definizione di una governance internazionale tesa a riallineare gli squilibri che su scala globale si manifestano tra le attività del settore privato e la capacità degli Stati di regolare tali attività e proteggere i diritti di individui e comunità locali. Piuttosto la loro adozione deve essere vista, riprendendo l’efficace formula coniata da John Ruggie, l’ex Rappresentante speciale ONU in materia di imprese e diritti umani, come «la fine dell’inizio» di tale processo.
Un processo, quindi, che deve proseguire a livello di ordinamenti nazionali degli Stati.
Ed in effetti i Principi Guida hanno ispirato, ad esempio, importanti riforme legislative adottate da alcuni Stati (ad es. le normative nazionali sull’obbligo di due diligence aziendale sui diritti umani, come quella francese del 2017 e quella tedesca del luglio 2021).
Ad essi ha guardato anche la giurisprudenza degli organismi di monitoraggio sui diritti umani, incluse le corti regionali, quando si sono trovati a decidere sulla mancata esecuzione da parte degli Stati contraenti dell’obbligo di adottare le misure necessarie per prevenire, o porre rimedio a, le violazioni dei diritti umani compiute nel quadro delle attività delle imprese, (si v. ad es. la Corte interamericana dei diritti umani).
L’attenzione insomma si è ben presto spostata dall’enunciazione all’attuazione dei Principi e ai processi di policy necessari a tal fine. È in tale ambito che è emerso il ruolo cruciale dei Piani di azione nazionale su impresa e diritti umani (PAN): uno strumento di policy-making da utilizzare per delineare le strategie volte a recepire all’interno dei rispettivi ordinamenti i Principi Guida.
I PAN testimoniano la capacità dei Principi Guida a fungere da ‘fattore di impulso per il progressivo adeguamento degli ordinamenti nazionali; essi vanno considerati come strumenti funzionali all’individuazione, da un lato, delle lacune e degli ostacoli che negli ordinamenti impediscono l’attuazione delle loro disposizioni, e dall’altro lato, a facilitare la convergenza della prassi statale verso standard condivisi.
L’Italia ha adottato il suo PAN su impresa e diritti umani nel 2016, lo ha aggiornato nel 2018, e ha avviato il lavoro per l’adozione di un secondo piano di azione che succederà al primo alla scadenza (2021) di quest’ultimo.
L’organismo che si occupa della redazione del PAN è il Comitato interministeriale per i diritti umani, il CIDU, istituito con DM 15 febbraio 1978, n. 519 con lo scopo di supportare l’adempimento da parte del nostro Paese degli obblighi derivanti dai numerosi accordi e convenzioni adottati sul piano internazionale in tema di diritti umani.
Abbiamo l’onore di ospitare il Presidente del CIDU, il Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, per alcune riflessioni sul processo di adozione del nuovo PAN e lo stato di avanzamento del dibattito in materia di imprese e diritti umani nel nostro Paese.
D: Che cosa è il CIDU?
R: Dal 1978, il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU) assicura il coordinamento di tutte le istituzioni italiane competenti in materia di Diritti Umani, ai fini di riferire ai rispettivi organi di monitoraggio internazionale come l’Italia si stia adeguando agli impegni che ha assunto in materia sul piano internazionale, verificando anche lo stato di attuazione di specifiche raccomandazioni formulate a seguito di particolari esami o visite nel nostro Paese. Il CIDU svolge anche una notevole azione di promozione dei Diritti Umani in Italia. In termini onusiani il CIDU è un National Mechanism for Reporting and Follow-Up, nonché un istituto che – grazie al suo efficace funzionamento – è stato già riconosciuto dall’ONU come una ‘best practice’ internazionale dal 2019.
D: Cosa sta facendo l’Italia in materia di imprese e diritti umani?
R: L’Italia ha affrontato il tema del nesso tra imprese e diritti umani sin dall’adozione, sul piano internazionale, dei Principi Guida delle Nazioni Unite. Grazie al MISE che lo finanziò, fu avviato uno studio con l’Università di Sant’Anna di Pisa già nel 2013. Sulla base di quella esperienza, ed accanto al dialogo costante con gli organismi internazionali (in particolare, ovviamente, le Nazioni Unite, l’Unione europea e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il sistema intergovernativo rappresentato dal CIDU ha ritenuto opportuno avviare un processo di coordinamento con i principali dicasteri interessati dal tema per la definizione di un quadro di natura programmatica entro il quale delineare i principi ispiratori dell’azione nazionale complessa in materia sia le priorità nazionali – in un’ottica multi-dimensionale e multi-livello – da perseguire.
D: Perché la necessità di un Piano di azione nazionale su impresa e diritti umani (PAN)?
R: Lo strumento del Piano di azione nazionale su impresa e diritti umani costituisce uno strumento indispensabile per definire gli orientamenti domestici e le azioni prioritarie del sistema-paese per la materia complessa rappresentata dal rapporto tra mondo imprenditoriale (multinazionali e piccole e medie imprese) e la protezione e promozione dei diritti umani. Benché i Principi Guida siano sufficientemente chiari ed indichino gli aspetti principali da affrontare in tale tipologia di documento, la compilazione di un Piano di azione nazionale ha necessitato della definizione graduale, da parte del competente Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite, di un modello affinché le informazioni – in termini di principi, priorità, misure operative – possano essere adeguatamente definite e dar vita ad un meccanismo di monitoraggio e di valutazione dei risultati conseguiti nell’attuazione del Piano stesso.
D: Quali i punti salienti del PAN?
R: Come riportato tra i principi a fondamento del documento, “Il PAN affronta il tema dell’impatto negativo delle attività imprenditoriali sui diritti umani ed individua specifici impegni con l’obiettivo di integrare in modo efficace i Principi Guida nel sistema nazionale e nelle attività d’impresa” ed introduce obiettivi ed azioni limitate, in riferimento al contesto nazionale tradotti nelle seguenti priorità:
D: Quali i risultati ottenuti con il primo PAN?
R: I risultati attuativi del primo PAN sono stati raccolti attraverso una consultazione dedicata, che è stata realizzata attraverso la pubblicazione online sul sito web del CIDU di un questionario, articolato in cinque quesiti, aperta per 30 giorni tra i mesi di marzo ed aprile 2021. Alla consultazione hanno preso parte 18 enti: ActionAid Italia; AVSI; Campagna Abiti Puliti; CNH Industrial; CNR-IRISS; Confindustria; ENEL S.p.A.; Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario – FOCSIV; Fondazione Global Compact Network Italia; Fondazione Pangea Onlus; Human Rights International Corner ETS (HRIC); In Difesa di; Mani Tese; Oxfam Italia; Save the Children Italia; The Good Lobby Italia.
In linea generale si è registrata una crescente sensibilizzazione di imprese e opinione pubblica su una tematica complessa che richiede tempi lunghi per ottenere cambiamenti di comportamento.
Con particolare riferimento alle imprese, si è evidenziata una maggiore attenzione alla responsabilità di rispettare i diritti umani e l’attività di due diligence lungo l’intera catena produttiva nei diversi Paesi in cui vengono condotte le attività imprenditoriali; si è reputato necessario assicurare un accompagnamento delle imprese nel loro percorso di crescita sui temi del valore sociale e della sostenibilità allargando, ad esempio, la platea delle imprese che hanno pubblicato volontariamente le informazioni di carattere non finanziario nel loro bilancio ed incoraggiandole ad adottare nuovi approcci comunicativi relativi all’impronta ecologica dei loro prodotti e processi produttivi.
Dai contributi pervenuti nel quadro della consultazione emerge senza dubbio una maggiore attenzione all’impatto delle attività imprenditoriali sui diritti umani sia da parte degli attori istituzionali sia degli attori economici, che deve essere incentivato nella dimensione delle filiere globali insieme al rafforzamento degli strumenti di informazione e comunicazione in merito ai processi di assessment interno alle imprese in ordine alla due diligence e alle procedure di due diligence screening rispetto ai clienti, allo scopo di verificare eventuali violazioni dei diritti umani.
Vi sono due ulteriori aspetti rilevanti: le peculiari condizioni di paesi considerati ad alto rischio, in funzione dell’introduzione di clausole contrattuali stringenti per transazioni commerciali in tali contesti – anche in linea con il Regolamento (UE) 2017/821 sui minerali provenienti da aree di conflitto; la necessità di adottare uno strumento codicistico di condotta per i fornitori che includa i principi fondamentali legati al rispetto dei diritti umani e che predisponga la formulazione di appositi modelli di clausole contrattuali.
Infine, è importante evidenziare come le sfide poste all’attenzione del sistema-paese in ordine all’attuazione del primo PAN BHR siano state affrontate nella consultazione e hanno sollecitato alcune interessanti riflessioni di natura legislativa ed amministrativa, programmatica, strutturale ed operativa.
D: Perché si è avvertita l’esigenza di procedere con l’adozione di un nuovo PAN? Quando sarà adottato il nuovo Piano di azione nazionale?
R: Sebbene si tratti di un esercizio compilativo volontario, la necessità di attualizzare i contenuti del primo PAN rispetto alle nuove sfide poste dalla materia sul piano internazionale ed europeo hanno implicato l’avvio del processo di costruzione di un nuovo documento, tenendo in considerazione alcuni aspetti salienti, strumentali per la migliore attuazione dei Principi Guida. Il CIDU sta pertanto redigendo il secondo Piano d’Azione Nazionale su Impresa e Diritti Umani 2021-2026 nella consapevolezza che si tratta di un percorso che ci consente di essere al cuore di dinamiche innovative e di approfondire l’impegno su temi di crescente interesse sia sul piano nazionale, che europeo che internazionale e rimanere un paese di riferimento in tale settore dei diritti umani.
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