Nel 16° Rapporto Annuale Federculture Impresa Cultura “Dal tempo della cura a quello del rilancio” viene presentata un’analisi ventennale dell’intero comparto culturale italiano.
L’analisi che il Rapporto dedica agli ultimi venti anni evidenzia una significativa riduzione delle risorse pubbliche per il settore culturale, principalmente da parte delle amministrazioni territoriali – regioni, province e comuni – mentre tiene la spesa statale. A questo quadro in flessione delle risorse corrisponde una linea di tendenza della domanda non del tutto positiva. Infatti, i dati sulla fruizione culturale – cioè la dimensione interna della partecipazione dei cittadini e dei loro consumi – disegnano un andamento che, seppure in crescita nell’intero periodo, negli anni finali del ventennio considerato segna dei numerosi cali.
In venti anni di produzione legislativa, a partire dalla nascita delle Fondazioni e attraverso battute di arresto e slanci in avanti, Federculture registra la modifica delle politiche di gestione della cultura verso una maggiore autonomia, che oggi, non solo per la contingente emergenza, appare messa in discussione. Proprio su questi cambiamenti sta imprimendo un’accelerazione l’attuale fase di crisi che ha impattato molto pesantemente sulla cultura. Il settore deve fare i conti con scenari totalmente mutati e con un impossibile ritorno alla “normalità” pre-crisi, almeno nel medio periodo. Anche per le imprese della cultura è necessario, dunque, ripensare i modelli produttivi, le condizioni di sostenibilità, il rapporto con i pubblici, le modalità di offerta e fruizione di contenuti ed esperienze di visita.
Durante l’evento è intervenuto anche Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, che ha spiegato come anche le grandi crisi possano trasformarsi in un’opportunità. Ha sottolineato, inoltre, quanto in Italia sia importante l’investimento in cultura, quanto l’immagine del Paese nel mondo sia legata alla sua offerta culturale e quanto siano più tristi le città con i teatri, cinema, musei, librerie chiuse. Questo ha consentito di avere risorse importanti per fronteggiare l’emergenza: nove miliardi tra misure di carattere generali, applicate ai settori di cultura e turismo, e misure invece specifiche. Per la prima volta il settore ha avuto una politica di ammortizzatori sociali, cassa integrazione per i lavoratori dipendenti e misure per i contratti intermittenti e stagionali. Misure che hanno consentito anche di censire le varietà di tipologie contrattuali esistenti e di capirne l’importanza numerica, i fatturati, i numeri delle imprese. Una mappa tuttavia ancora incompleta che avrà bisogno di interventi sulle categorie ATECO, poiché gran parte di questo settore non emerge come dovrebbe, ha spiegato Umberto Croppi, Direttore Federculture.
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